
Oggi, mercoledì 28 maggio, alle ore 15.30, presso la Sala della Lupa di Montecitorio si svolge il convegno “Dispersione scolastica e povertà educativa – Buone pratiche e proposte – Il programma W LA SCUOLA!“. Vengono presentati i dati, le esperienze e le proposte che emergono dal lavoro della Comunità di Sant’Egidio con il Programma “W LA SCUOLA!”.
Ad introdurre i lavori la vicepresidente della Camera, Anna Ascani, con un saluto: “Ancora in Italia nel 2025 ci sono troppi ragazzi che scompaiono dai radar della scuola. Riuscire ad intervenire prima, dalla primaria, significa riuscire a ridurre l’abisso della dispersione scolastica, che è il fallimento di un Paese. Ogni bambino che perdiamo è un talento che perdiamo. La scuola non lascia indietro, altrimente smette di essere un ascensore sociale”.
“L’inclusione scolastica è un motore di uguaglianza: le disparità creano molta sofferenza. Lo abbiamo visto durante il Covid, non ha avuto lo stesso effetto su tutti. Il nostro Paese soffre per il calo demografico e poi spesso fotografiamo un Paese che non vuole abbastanza bene ai suoi giovani”, queste le parole di Paolo Ciani, segretario XII Commissione Affari Sociali.
Decreto Sicurezza, cosa c’entra la scuola?
Ecco le parole di Irene Manzi, responsabile del settore istruzione del Pd: “Secondo il rapporto Istat del 2025 la povertà assoluta diminuisce con l’aumento del livello di istruzione. Vale anche per la dispersione scolastica. I dispersi corrispondono a persone, a mancate aspettative. Ci sono azioni importanti adottate, ma spesso viene registrato il tema della necessità di una strutturalità di risorse. Bisogna dare risorse non a tempo determinato ma proiettate sul lungo periodo”.
“Mi auguro si vada avanti su questo. Mi viene anche in mente al lavoro trasversale fatto per il ripristino del fondo per il contrasto alle povertà educative. Si è riusciti a rifinanziarlo. Quell’esempio di lavoro trasversale deve essere adottato su altre misure. Occorre lavorare insieme superando la cultura dello scarto, della semplice prestazione, del giudicare e valutare un alunno solo per un voto. In queste ore stiamo esaminando il decreto sicurezza. La sicurezza è anche un fatto di cultura. Penso alle parole di Antonino Caponnetto: ‘La mafia teme la scuola più della giustizia’. La sicurezza di un Paese nel contrasto alle disuguaglianze è forse l’investimento utile per dare più sicurezza al Paese, per prevenire le cause del disagio. Se lo tenessimo a mente avremmo qualche nuovo reato in meno ma forse qualche investimento strutturale in più”, ha concluso.
Ecco le parole di Giovanna Miele (Lega): “Nella scuola ci sono i professionisti, e dobbiamo dirlo a gran voce. I dati sulla dispersione scolastica dicono che c’è un leggero aumento di alunni che rimangono a scuola. Dobbiamo dare più attenzione alla dispersione implicita”.
“Pensiamo a quanto sono importanti gli investimenti sui nidi. Quanto è difficile fare i conti tra l’educazione dei figli e il lavoro? Abbiamo bisogno di parlare del disagio giovanile, che sta emergendo. Non è il periodo del Covid ad avercelo indicato, è qualcosa che cova da tempo. I nostri giovani hanno bisogno di riferimenti adulti, di modelli. Dobbiamo chiederci: stiamo effettivamente manifestando ai nostri ragazzi cosa significa solidarietà? O cerchiamo di dare alle scuole tutte le responsabilità che noi genitori abbiamo difficoltà a riconoscere? I genitori riconoscano ai docenti il loro ruolo. Ci troviamo sempre di più a doverli tutelare questi docenti. E se i genitori non riconoscono il ruolo educativo della scuola abbiamo difficoltà. Dobbiamo sostenere le famiglie a fare i genitori. Abbiamo bisogno di ricordare ai nostri figli che le regole sono importanti. La scuola non deve essere solo del merito, ma deve avere le sue regole. Il rapporto tra genitori e figli non deve essere alla pari”.
“Quanti ragazzi si sentono demotivati, davanti ai primi ostacoli hanno paura di non riuscire e vogliono abbandonare. Dobbiamo sostenerli anche attraverso le figure che abbiamo introdotto, psicologi nelle scuole, tutor e orientatori. Già oggi alla primaria ci sono i primi disagi”, ha concluso.
La testimonianza dei direttori USR Sicilia e Lazio
Ecco le parole del direttore USR Sicilia e dirigente comunicazione Mim Giuseppe Pierro: “La dispersione scolastica è scesa notevolmente. La Sicilia è a più alto tasso di dispersione, vero. Abbiamo però cercato di frammentare il dato generale. In un territorio come la Sicilia la zona più a rischio è Trapani ma anche Palermo, che è una città metropolitana. Siamo di fronte ad un fenomeno plurivaloriale, non c’è una soluzione. L’impegno da fare è corale. Ci sono due Italie, tra Nord e Sud. Gli investimenti ci sono. La vera prevenzione la fanno docenti e dirigenti scolastici”.
Ecco le parole della direttrice dell’USR Lazio Anna Paola Sabatini: “Invito sempre a fare una riflessione: bisogna partire dalle cause. Se si parla di povertà educativa non bisogna pensare a zone deprivate. Purtroppo parlare di povertà educativa in Lazio significa anche parlare di qualche chilometro dal luogo in cui ci troviamo. Bisogna invertire un paradigma. La responsabilità è dare un’opportunità a chi non ce l’ha. Solo se abbiamo veramente chiaro questo problema alla base di tanti altri problemi possiamo agire di conseguenza. Il successo formativo non vuol dire prendere 100 alla maturità ma mettere a frutto le competenze migliori degli studenti. Per i ragazzi che vivono in zone difficili è fondamentale dare opportunità. Attraverso i ragazzi arriviamo anche alle famiglie difficili”.
“Non chiamiamoli più dispersi, non sono morti in Russia nel 1940”, queste le parole provocatorie di Marco Rossi Doria, Presidente dell’impresa sociale “Con i Bambini”.