
Il filosofo Massimo Cacciari, ai microfoni di Radio24, commentando le occupazioni studentesche di diverse università pubbliche italiane in solidarietà con la Global Sumud Flotilla , ha dichiarato: “Sono occupate le scuole e le università in solidarietà con Gaza? Era ora!“.
In opposizione, sembra di capire, con le raccomandazioni di taluni Usr che invitavano i docenti delle scuole a non affrontare argomenti come quelli di Gaza e delle stragi che si stanno commettendo. E dunque la raccomandazione di lasciare la scuola fuori dalla sua mission che è invece anche quella della conoscenza critica, dell’appartenenza al mondo, della partecipazione al dibattito storico-culturale della società, in considerazione del fatto che saranno loro, questi alunni, fra non molto, i futuri dirigenti.
Cacciari, già professore ordinario di Estetica presso l’Università IUAV di Venezia, si legge sul Fatto Quotidiano, che riprende la nota di Radio 24, difende la ripresa del pensiero critico, non solo nelle università ma anche nelle aule scolastiche, ricordando che discutere non è solo un diritto, ma un dovere culturale: “Era ora che all’interno delle università ci fossero dei momenti di occupazione nei quali mi auguro che si facciano dibattiti e che si discuta di queste cose qui che non stanno nei programmi universitari”.
“Quando vado in aula e devo fare il mio corso, non posso parlare di queste questioni più di tanto, quindi che ci siano dei momenti in cui i professori, i docenti e studenti si ritrovano e discutono di quanto sta avvenendo al mondo e di tragedie come quelle di Gaza. Mi sembra culturalmente molto utile”.
“L’idea che la politica non debba stare nelle scuole è una fesseria di proporzioni megagalattiche. Cosa deve avvenire nella scuola se non una discussione che riguarda la polis, che riguarda la mia città, che riguarda il mio paese, che riguarda il mondo in cui vivo?”.
Interrogato sulla reazione del governo italiano agli eventi legati a Gaza, Cacciari osserva: “Quella di Meloni non è una reazione egocentrica, ma una dimostrazione di debolezza. Se avesse avuto una posizione politica, culturalmente e strategicamente forte, avrebbe preso l’iniziativa di partecipare, per esempio, al dibattito dell’Università di Roma, in modo da dire la sua. È chiaro che quando si assumono queste posizioni vittimistiche, si dimostra la propria debolezza, se non politica dal punto di vista elettorale, direi proprio culturale, è evidente. Se io mi sento convinto e forte sulle mie posizioni, chiedo di partecipare, sono contento che ci siano delle occasioni in cui possa dire la mia”.
E rivolto al Pd, precisa: “Sostiene la Flotilla ma contemporaneamente a Bruxelles appoggia Ursula von der Leyen. Quelle della Ue sono posizioni non sono certo coerenti con una strategia di concreta pratica per la soluzione del conflitto israeliano palestinese, come per la soluzione del conflitto ucraino-russo. Non hanno preso alcuna posizione propria, autonoma, vera”.
“Non c’è coerenza tra dire sono per la Flotilla e per una soluzione di un certo tipo del conflitto israeliano-palestinese e nello stesso tempo appoggiare in Europa delle posizioni politiche e dei rappresentanti politici che non hanno fatto nulla in questo senso. E allora che senso ha?”.


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