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Calo demografico e dimensionamento scolastico: secondo Proteo le norme della legge di bilancio sono prive di visione

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Sul tema del drammatico calo demografico che sta investendo il nostro Paese si susseguono articoli, riflessioni e polemiche. Nelle ultime ore è intervenuta anche l’Associazione professionale Proteo Fare Sapere che osserva: “Nei prossimi dieci anni, il Paese perderà circa 1,4 milioni di studenti tra i 3 e i 18 anni, sui circa 7,5 milioni attuali e il processo, già in atto, inizia a produrre i primi effetti.  Un vero e proprio smottamento della popolazione scolastica. Evento che inciderà profondamente sulle politiche di welfare, sul modello produttivo e dei consumi, sulle relazioni tra le generazioni, sulla sanità e l’istruzione in primo luogo”.

A parere del presidente di Proteo Dario Missaglia, però, “un Governo all’altezza della sfida avrebbe dovuto immediatamente aprire un cantiere politico per raccogliere tutti i dati (che ci sono), verificarne la proiezione sui territori (anche questi dati ci sono) e iniziare a pensare alle ipotesi di programmazione degli interventi, aprendo un processo di partecipazione attiva di tutti i soggetti interessati”.  

“Di  questo indispensabile processo – segnala Missaglia – non c’è traccia nell’art. 99 della legge di bilancio 2023 che il Parlamento si accinge a discutere in tempi strettissimi. Il Governo sembra scegliere la strada più comoda e a lungo già sperimentata nelle politiche di bilancio: meno alunni, meno scuole, meno dirigenti scolastici e in prospettiva meno docenti; il tutto con un articolo nella legge di bilancio che segna un “più” nei risparmi o tagli nel settore. Il Ministro Valditara, nella sua comunicazione ufficiale, giustifica tutto ciò come realizzazione di una “stringente” indicazione europea che mira ad adeguare la rete scolastica all’andamento anagrafico della popolazione scolastica”.
“Per la verità – chiarisce il presidente Missaglia – l’Europa non impone parametri e metodi, indica solo una direzione di marcia che va interpretata e tradotta nel contesto nazionale. Tocca a ogni Paese definire una visione e un programma per un progetto di nuovo assetto della rete scolastica, tenendo conto della variabile demografica”. 

Secondo l’Associazione Proteo l’impostazione dell’articolo 99 è del tutto priva di una visione e di un progetto più ampio. Non basta innalzare i tetti attuali per la formazione delle istituzioni scolastiche e portarli alla media regionale di 900 alunni perché per contrastare seriamente il calo demografico ci vogliono anche politiche che possano aiutare la ripresa della natalità.

Secondo Missaglia bisogna quindi ripensare il modello strutturale della scuola e progettare un “paesaggio ecologico della scuola”. Si tratta cioè di mettere l’accento sugli ambienti di apprendimento e considerarli fattori decisivi per la riuscita scolastica e l’inclusione di tutti.
“Il calo – sottolinea Missaglia – colpirà il Paese in maniera molto differenziata non solo tra nord, centro e sud ma anche tra città e periferie, centri medio grandi e piccoli comuni. Non è possibile seguire passivamente le dinamiche chiudendo e accorpando le scuole dove calano le iscrizioni e basta. Ci sono realtà territoriali in cui la chiusura di una scuola è una condanna per la comunità locale e forse l’alternativa di piccole scuole magari connesse tra loro e non solo, grazie alle nuove tecnologie, potrebbe costituire una soluzione”.

Ma il tema è molto più ampio e complesso: “Bisogna avere chiaro che il calo demografico non modificherà solo la rete scolastica ma l’intera rete della socialità territoriale. Il calo demografico non deve diventare desertificazione sociale ed è questa la ragione prima di una nuova progettazione del territorio che deve partire dai Comuni e valorizzare la competenza programmatoria delle Regioni”.
Non basta fermarsi ai soli numeri della rete scolastica, ma bisogna intervenire sui molteplici effetti e sulle diverse cause del calo demografico “investendo la scuola anche nelle pratiche didattiche, nei saperi, tempi e orari per scuole aperte e partecipate da bambini e adulti, nei profili professionali di figure vecchie e nuove, nelle politiche degli organici, della mobilità, della formazione”.