
Trovo legittima la domanda che il prof. Galiano si pone, e cioè perché dall’età pre e puberale piena di sogni , poi nell’età in cui si “comincia a capire” i “sogni” diventino tanti meno, ma non sono completamente d’accordo sui suoi effetti.
Ora non pretendo di fare una completa dissertazione sull’argomento, perché, come dico sempre, quando si parla di queste “cose” occorre innanzitutto rendersi conto che ci si sta addentrando in una “foresta” nella quale troppo spesso siamo abituati a “guardare l’albero” invece che l’intero habitat.
Detto in termini più “scientifici” (parola assolutamente antitetica rispetto al contesto) quando ci si addentra in un “sistema complesso” occorrerebbe almeno capire con quali altri sistemi complessi questo interagisce.
Lo so è un esercizio tremendo e molto “complesso” soprattutto se le interazioni, pure loro sono complesse e quindi diventa praticamente impossibile, con i “mezzi” di cui siamo stati dotati “nella” scuola, ri-uscire ad “uscirne” fuori …
Per questo diventa molto più semplice non solo per l’espositore ma anche per il lettore seguire il ragionamento e quindi trovare “naturale” e “ragionevole” parlare del solo “albero” invece che della “foresta”.
In questo senso il professore non dice cose sbagliate, solo che sono “solo” una piccola parte di tutto “quello che è”.
Ad esempio la mia esperienza, non di professore ma di “vita vissuta”, mi ha insegnato che di solito sono i genitori che “nel bene” e/o “nel male” indirizzano le scelte, e spesso chi sta facendo una vita tutto sommato “tranquilla” cerca di indirizzare i figli verso un qualcosa che “non spacchi la testa”.
Ma da qui l’elenco delle “cause” delle scelte si può allungare a piacere, comprese le “condizioni di vita” del singolo ragazzo.
Quindi la mia impressione è che non è che al professionale ci vanno i ragazzi che hanno smesso di sognare, semplicemente ci vanno i ragazzi che in un modo o nell’altro si sono trovati costretti a “fare i conti” con il mondo che li circonda e quindi trovare una soluzione veloce per, in un certo senso, rendersi indipendenti.
Quindi più che aver smesso di sognare e quindi scegliere una scuola in cui “fare qualcosa in fretta”, è proprio il contrario e cioè “devo darmi da fare per …” ed anche qui le motivazioni sono tante.
Ma non è detto che abbiano smesso di sognare, semplicemente “quello” è non è il momento di sognare … poi magari … ma quello dipenderà dalle condizioni successive …
E questo diventa il vero problema in italia …
Chi ha avuto le esperienze negli anni 60 e 70 farebbe molto in fretta a vedere l’abissale differenza tra un mondo in cui c’era ancora poco ma i sogni potevano essere coltivati, ed un mondo in cui apparentemente si ha tutto ma il cui futuro è totalmente confuso e vuoto, peggio, ci vengono ammannite “pietanze” avvelenate convincendoci che sono “cibi squisiti” …
Chiudo con una mia precisa esperienza anche sui “metodi” ed i “contenuti” tra le scuole professionali ed i licei (dove comunque differenzierei e di molto lo scientifico dal classico).
La differenza è insita nell’obiettivo:
- Nei professionali si insegna “un lavoro”, quindi singole attività e regole di esecuzione
- Nei secondo si insegna (o almeno si dovrebbe … ) metodi e logiche di pensiero
Detto in altri termini, i primi al “fare” i secondi al “pensare” …
Questo in soldoni, poi le differenze sui “risultati” dipendono moltissimo dai professori …
Io ho avuto una esperienza che a suo tempo non ho saputo apprezzare, avendo avuto quelli che probabilmente erano gli ultimi tre “dinosauri” del’insegnamento del Classico … ma ora li ricordo
con un affetto che va oltre ogni nostalgia, perfino il prof di Greco che per tre anni mi ha bastonato anche a sangue per cercare di raddrizzarmi …
Mio figlio ha avuto tre professoresse didattiche … e la sua esperienza è stata deludente … toccata con mano!
Comunque fortunatamente per me, poi mio figlio ha saputo sopperire e comunque si “vede” la differenza rispetto ai sui colleghi …
Come io nel mio lavoro vedevo la enorme differenza tra gli ingegneri sfornati da quella che è una delle più famose, forse la più famosa, sfornatrice di ingegneri.
Pertanto la differenza tra un “ingegnere da scuola professionale” rispetto ai molti meno “ingegneri da Liceo Scientifico” rispetto ai pochissimi” ingegneri dal Classico” era non solo enorme ma abissale … bastava parlarci assieme per qualche decina di secondi di un qualsiasi problema e subito si capiva …
Concludo
Anche se non ci sono i professori “giusti”, ma soprattutto se poi ci sono quelli “giusti” la differenza tra Professionale, Scientifico e Classico è abissale proprio nella “forma mentis”.
Alberto Cordioli