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Cinema, teatri, musei chiusi, che conseguenze avrà per i giovani il lockdown della cultura?

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Scuole superiori chiuse in tutta Italia, medie ed elementari aperte in presenza solo nelle regioni “gialle”.
La seconda ondata del coronavirus sta colpendo molto più forte di quanto forse era prevedibile la scorsa primavera. A farne le spese è la cultura perché oltre alle scuole sono stati costretti a chiudere tutti i luoghi deputati alla diffusione della cultura stessa.

Scuole, università, teatri, cinema, musei. Tutti sacrificati per contrastare la pandemia. Ed è una scelta paradossale dato che questi luoghi si sono dimostrati ambienti più sicuri rispetto ad altre situazioni.

Dal primo lockdown, partito da una prima sospensione lezioni in presenza di 10 giorni e durato poi fino a fine anno scolastico, scuole e università hanno attivato piattaforme di didattica a distanza (DaD), spostato online ogni attività, adottato nuove forme di valutazione dell’apprendimento, organizzato sessioni d’esame e di laurea a distanza, e consentito agli studenti di restare in contatto con insegnanti e compagni grazie a tutto questo.

Tutti noi speravamo che con la seconda ondata non si dovesse di nuovo sacrificare la scuola, che non saremmo dovuti tornare alla didattica a distanza e che gli strumenti digitali sarebbero stati utilizzati solo come integrazione alla lezione in aula.

Invece nonostante il grande sforzo di dirigenti ed insegnanti che con grande professionalità si sono ritrovati a gestire una situazione completamente inedita lavorando durante l’estate per non rassegnarsi alla DAD e offrire la scuola in presenza, oggi ci ritroviamo di nuovo davanti alla stessa situazione perché principalmente qualcosa fuori la scuola non ha funzionato correttamente, vedi tema dei mezzi pubblici, rimasti affollati e carenti nelle grandi città come prima dell’emergenza sanitaria.


Le Scuole Secondarie di secondo grado sono state le prime ad essere state sacrificate, imponendo di ridurre a non più del 50% la didattica in presenza e organizzando turni al solo scopo di decongestionare il trasporto pubblico.
E di nuovo tutti gli addetti al sistema scolastico a correre per riorganizzare al meglio la didattica

Mentre le scuole diventavano ancora più sicure, un nuovo DPCM interveniva a ridurre al 25% la didattica in presenza, imponendo ai dirigenti scolastici di escogitare ancora una volta nuove soluzioni per evitare che la turnazione lasciasse a casa ragazzi per 3 settimane di fila. Tutto questo mentre le Scuole dell’infanzia, le scuole primarie e secondarie di primo grado restavano aperte.

“Ma per il semplice motivo che svolgono il ruolo sociale di babysitteraggio” dei bambini e ragazzi che a quell’età non possono di certo rimanere soli a casa come ha riportato nel suo articolo in Agenda Digitale Alessandro Bogliolo. Anche le Università rimanevano aperte ma anche in questo caso per il ruolo socio-economico che le Università stesse esercitano nei territori in cui hanno sede creando un importante indotto economico nelle città sede degli Atenei.

Perché chiudere i luoghi di cultura

Tutte scelte in cui non si è mai tenuto conto il concetto di cultura come valore per la nostra società.
Stesse logiche per cui sono stati chiusi cinema teatri e musei. Tutte sedi e centro di cultura che hanno prima riorganizzato i processi di accesso, non sono mai stati occasione di assembramento, non impegnavano il trasporto pubblico (non in forma massiva) eppure sono stati chiusi.

Chiudere scuole, Università, musei, cinema e teatri è un provvedimento forte che colpisce tutti e che potrebbe dare l’impressione di essere anche inutile perché erano tra gli ambienti più controllati e controllabili al contrario delle vie dello shopping e dei luoghi di ritrovo della movida domenicale e serale.

Conclusioni

In conclusione, quindi ci troviamo di fronte ad un contesto in cui per vari motivi non strettamente legati direttamente al contesto di riferimento, sono i luoghi di cultura stessi a subire le conseguenze di chiusure intente a far scendere la percentuale di contagi da covid 19.

La loro chiusura vanifica di fatto gli sforzi che tutti gli addetti ai lavori avevano profuso per garantire distanza sociale e sicurezza, di conseguenza probabilmente non sarà per queste chiusure se la curva dei contagi scenderà.

Di sicuro il lockdown della cultura è una misura che avrà di certo ripercussioni nel nostro Paese, se dovesse persistere a lungo, colpendo soprattutto le nuove generazioni.

Con il buon senso e adottando comportamenti responsabili potremmo riportare ad un museo i ragazzi usando proprio il modo migliore il concetto di cultura, vero fulcro per superare tutti insieme la pandemia.
In attesa che tutti i luoghi di cultura riaprano, speriamo almeno che i ragazzi ne approfittino per leggere un buon libro.