Home Alunni Come scegliere la scuola superiore: consigli per genitori e studenti

Come scegliere la scuola superiore: consigli per genitori e studenti

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Com’è noto l’apertura delle iscrizioni all’anno scolastico 2025/26, previsto in un primo momento per l’8 gennaio, è stato rinviato al 21 gennaio.

Questo posticipo, ha chiarito il Ministero nella nota del 7 gennaio, permette alle scuole superiori di organizzare altri open day per presentare la filiera formativa tecnologica-professionale.

È noto che negli ultimi anni le scuole che hanno più sofferto il calo delle iscrizioni sono state gli istituti professionali e i centri di formazione.

Per rispondere a questo trend il ministero ha pensato di proporre, lo scorso anno scolastico, un progetto di filiera che convesse gli indirizzi tecnico-professionali e gli ITS post diploma, secondo un modello 4+2.

I primi risultati sono stati deludenti. Anche se allo scorso settembre sono state 170 le scuole in Italia che vi hanno inizialmente aderito.

La proposta, presentata all’ultimo minuto, prevede un indirizzo di studi per gli istituti tecnici e professionali della durata di quattro anni che vanno poi a completarli con i due anni degli ITS Academy, integrati quindi con esperienze dirette con le aziende. Dando decisamente più spazio ai programmi di alternanza scuola-lavoro e alla didattica laboratoriale, per favorire l’ingresso diretto degli studenti nel mondo del lavoro.

Il ministero, con lo spostamento delle fate delle iscrizioni, spera di dare più tempo a queste scuole per convivere famiglie e studenti della bontà della proposta.

Una scuola dunque per il lavoro.

La scelta del ministero, considerata la motivazione, ha però innescato tutta una serie di reazioni di personalità di vario orientamento sul merito del progetto.

Ha riassunto così la questione Roberto Vecchioni, il quale, come è noto, è stato per tutta la vita docente di materie classiche a Milano: “La finalità della scuola è anzitutto la formazione delle persone, prima di avviarle ad un mestiere”.

Il dibattito, dunque, si è allargato, con considerazioni che possiamo così sintetizzare: tutte le materie scolastiche sono formative, se fatte bene; la proposta in realtà toglie un anno di scuola agli studenti; gli ITS vengono ridotti ad appendici degli istituti tecnici e professionali, e dei CFP, mentre dovrebbero rimanere la seconda gamba dell’alta formazione post-diploma; la proposta è classista alla rovescia, perché depotenzia i percorsi tecnico-professionali rispetto a quelli liceali. E così via.

Giusto lasciare aperto il dibattito, perché è dai suoi esiti che possiamo misurare la domanda di formazione di questi nostri tempi, segnati da un rivolgimento conoscitivo, date le grandi novità tecnologiche degli ultimi anni, che modificheranno notevolmente il nostro modo di essere e di vivere.

La scelta dunque della scuola superiore è diventata ancor più delicata quest’anno.

Perché scegliere un percorso di studi è già prefigurare, in buona parte, una scelta di vita.

È bene dunque dedicare altro tempo a questo passaggio, magari aderendo all’invito a partecipare ai “laboratori orientanti” che le scuole superiori già da anni prevedono all’interno delle varie iniziative di orientamento.

A fine dicembre sono stati consegnati i “consigli orientativi” da parte dei consigli di classe delle terze medie.

Per mia esperienza, non tutti i ragazzi e le loro famiglie seguiranno questi “consigli”, per vari motivi.

Credo però che questi stessi ragazzi abbiano il diritto di discuterne ancora con i loro docenti, ed in famiglia, visto che c’è ancora tempo.

Le iscrizioni, infatti, si aprono il 21 gennaio e si chiudono il 10 febbraio.

Per cui c’è ancora tempo, e se vi fossero dei dubbi e delle perplessità, è bene fermarsi un attimo.

Anzi, come mi è capitato di ripetere, suggerisco un proverbio dei Tuareg: “fermati un attimo, arrivi prima”.

Un ruolo centrale, come è giusto, spetta ai genitori, non solo perché titolari delle domande di iscrizione, ma perché responsabili educativi in prima persona della crescita dei propri figli, anche se, per la scelte di quale scuola superiore, è sempre bene non sovrapporre le proprie aspettative con i talenti, la preparazione di base, le attitudini dei figli.

Ai genitori, negli anni, mi sono permesso di consigliare una cosa.

Essendo un tasto delicato, è bene rifletterci a fondo, per non proiettare sui propri figli un rischio che ho visto più volte ripetuto, cioè le loro aspettative, i loro desideri, ma contemperare bene attitudini e capacità emerse, perché la scelta di indirizzo e di scuola sia il più possibile in linea con quanto già maturato dai loro figli.

Perché, l’ho verificato più volte, gli stessi studenti e le loro famiglie, per questa scelta, vengono bombardati da mille informazioni, forse troppe. Mentre, ad esempio, non sempre si conoscono realmente gli stili educativi, al di là dei vari indirizzi di studio, come le concrete proposte e le reali prospettive occupazionali dei vari indirizzi, sapendo di un quadro che cambia velocemente, quello del mondo del lavoro, ma che i ragazzi formativamente devono conoscere, almeno a grandi linee, per dotarsi delle capacità e degli strumenti per corrispondervi adeguatamente.

Devono cioè farsi un’idea, da subito, della complessità, come della mutevolezza, di questi scenari che incontreranno dopo gli studi.

È importante, insomma, sapere che non sempre quello che si pensa chiaro ed evidente, in realtà poi è davvero così, per la scelta.

Penso qui all’annuale conferma di un dato, raccolto da Alma Laurea, il consorzio che fa capo all’Università di Bologna: quasi il 50% dei laureati – questa la notizia che fa venire i brividi – alla domanda se rifarebbe la stessa scelta a 14 anni dichiara con coraggio l’errore di gioventù. Quanti destini personali bruciati negli anni, e quante reali opportunità di lavoro sacrificate per miopia o poca trasparenza? Perché di fronte a certe scelte, giuste o sbagliate, non si torna indietro, fatte salve rare eccezioni.

Esistono cioè le “passerelle”, i cambi di scuola o di indirizzo, ma non sempre sono indolori. Meglio dunque prevenire.

Il cuore della scuola è anzitutto garantire ai nostri giovani una buona preparazione di base, per poi concentrarsi su iniziative che orientino in itinere le loro scelte, dopo l’esame di maturità, verso la formazione universitaria, oppure verso gli ITS, cioè i corsi biennali post-diploma, o verso una occupazione da subito.

Con la scelta di scuola superiore, dunque, sarebbe giusto che i ragazzi e le famiglie comprendessero che queste future scelte sono tutte di pari dignità, l’importante è che ciascuno trovi la propria strada.

Per tale ragione, dovrebbemmo tutti condividere la fine del vecchio pregiudizio, figlio di Leibniz, secondo il quale la cultura deve liberare dal lavoro, denigrando così soprattutto il lavoro manuale, i laboratori, le officine, le botteghe artigiane, quelle che hanno reso l’Italia il secondo Paese manufatturiero dell’Ue dopo la Germania.

Pensiamo qui, ad esempio, al ruolo importante dei CFP, centri di formazione professionale, anche ai fini della prevenzione della dispersione.

L’orientamento, quindi, va costruito sulla base delle attitudini e dei talenti, e della preparazione di base maturata.

Perchè gli errori fatti a 13-14 anni difficilmente potranno essere corretti. Ai ragazzi e ai genitori alcune cose, però, le possiamo dire da subito. Anzitutto, che i risultati scolastici delle scuole medie non possono indicare con evidenza le capacità e l’intelligenza. Perché non sempre i ragazzi hanno incontrato docenti capaci di “entusiasmarli”, facendo emergere cioè le passioni. In secondo luogo, dobbiamo sempre ricordare che le intelligenze sono diverse, e non è detto che le didattiche adottate siano riuscite a cogliere l’“interesse” di tutti gli studenti, a mettere a frutto cioè i talenti comunque presenti. Pari dignità, perciò, tra le diverse forme di intelligenza, dunque tra tutti i ragazzi in quanto persone, e tra tutti gli indirizzi di studio, come tra tutte le prospettive occupazionali.