
Così come avviene con l’avvicinarsi di qualunque pausa didattica, che si tratti di vacanze estive, natalizie o, come in questo caso, pasquali, è ritornato in questo periodo il classico dilemma: giusto assegnare i compiti per le vacanze o no?
Il contenuto della lettera
Addirittura in una scuola primaria di Rieti, come riporta Il Messaggero, la dirigente scolastica ha ricevuto una lettera da parte di un anonimo gruppo di genitori che si è espresso contro i compiti. Eccone il contenuto: “Gentile Dirigente, l’imminenza delle vacanze pasquali rende necessaria la Sua attenzione rispetto a un tema che divide spesso le ideologie ma che, oggettivamente, preoccupa bambini, ragazzi e le loro famiglie: la montagna di compiti. Tutti abbiamo diritto al riposo, alla vacanza, allo stare insieme, sereni in famiglia. Già le attuali leggi di mercato non permettono, la domenica, di godere della stessa, perché il supermercato non può rimanere chiuso. Rovinare questi momenti di libertà e svago che vengono vissuti a stralci e bocconi è davvero una cattiveria. Le vacanze dovrebbero essere degli insegnanti, ai quali già si riconosce il lavoro svolto e il coraggio di ‘combattere’ con i figli degli altri, ma anche degli studenti. I nostri figli, più di qualsiasi altro lavoratore, hanno diritto al riposo perché quello scolastico è un impegno oneroso e spesso alienante. Senza l’assillo di tante incombenze potranno finalmente dedicarsi a occupazioni creative e ricreative, dalla scuola spesso trascurate: stare con la famiglia, gli amici, al mare, in montagna, dai nonni, nella natura e all’aria aperta, dopo essere stati reclusi e seduti (e parlo anche di bambini di 6 anni) in aule anguste, piene di virus e batteri, per tutto l’inverno, sono le ‘medicine’ migliori e gli insegnamenti che funzionano. Perché magari leggeranno per il piacere di leggere e non per dovere. Speriamo nella Sua comprensione e siamo certi della Sua capacità di indurre i suoi docenti a una sana e costruttiva riflessione”.
La replica
La lettera è stata pubblicata giorni fa nella bacheca del registro elettronico visibile ai genitori dalla stessa preside, che ha replicato: “Si trasmette per opportuna conoscenza la lettera anonima, ricevuta, a mezzo posta ordinaria, l’8 aprile. Nell’astenermi da qualunque commento, preciso che non darà seguito ad alcun riscontro. Mi limito altresì a ricordare a tutti i genitori che ogni istanza può essere avanzata, attraverso i propri rappresentanti, nelle sedi deputate e che il prossimo consiglio d’interclasse è previsto per martedì 15 aprile”.
La questione è diventata l’argomento principale sulle chat dei genitori e fuori dalla scuola. Alcuni rappresentanti di classe hanno esternato la loro contrarietà a quanto scritto nella lettera anonima e si sono dissociati. “Ritengo i compiti a casa importanti e necessari, naturalmente senza che il carico diventi insostenibile”, commenta la mamma di un bimbo di terza elementare.
“Io credo che i bimbi vadano lasciati in pace, almeno durante le vacanza”, risponde un papà separato, che si dice “stanco delle serate trascorse a finire i disegni dei figli o a spiegare il problema di matematica”. Qualcuno azzarda un timido “ricordiamoci che esistono sempre le mezze misure, un po’ di compiti servono a tenere in allenamento gli studenti e ad allontanarli per qualche ora da telefonini e computer”.
La contro-lettera
La questione non è finita qui: dopo qualche giorno un altro gruppo di genitori ha inviato un’altra lettera in cui si esprime la propria contrarietà con la prima “che non condividiamo nei contenuti e nei toni, dissociandoci dalle accuse rivolte alla scuola e invitando i firmatari anonimi della nota a dettagliare le proprie istanze specificando eventualmente la classe o le classi da cui tali argomentazioni hanno origine”.
Il gruppo di genitori ha proseguito: “Siamo consapevoli che ogni esigenza possa essere rappresentata attraverso gli organi collegiali della scuola, in primis grazie ai singoli consigli di classe che possono rispondere alle esigenze di studenti e famiglie”.
Sul dibattito di questi giorni è intervenuta anche la politica, con Chicco Costini per Area Rieti: “Che agli studenti i compiti non piacciano è normale, ma che a protestare siano i genitori è difficile da comprendere. Ancora più sorprendente è che si critichi l’impegno degli insegnanti in un’epoca in cui i dati evidenziano un preoccupante declino culturale tra i giovani”.
Costini ha chiamato in causa le statistiche: “Gli adolescenti italiani faticano a comprendere testi scritti, hanno un vocabolario limitato e dipendono da strumenti esterni per fare calcoli. Questo scenario preannuncia un nuovo analfabetismo di ritorno, con conseguenze sociali gravi. Eppure, la colpa ricade spesso sulla scuola e sugli insegnanti, accusati di non saper formare le nuove generazioni. Gli stessi insegnanti, però, sono malpagati, privi di autorevolezza, esposti all’arroganza di studenti e genitori, e spesso costretti a vivere anni di precariato. Nonostante questo, si pretende che non assegnino compiti, non valorizzino il merito né richiamino chi non si impegna, per evitare di ‘traumatizzare’ ragazzi che, secondo questa visione, dovrebbero crescere senza responsabilità, senza rispetto per l’autorità e liberi di fare ciò che vogliono in nome di una presunta creatività invece di lamentarsi con la preside per i compiti delle vacanze, quei genitori farebbero meglio a sostenere gli insegnanti nel loro ruolo cruciale, diventando alleati nella formazione dei figli”.