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Concorso dirigenti: candidato bocciato, il suo pc si è spento per 6 minuti. Fa ricorso e viene riammesso, l’imprevisto ha influito?

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Un candidato al concorso per dirigenti scolastici è stato bocciato e poi riabilitato dal Consiglio di Stato. Ma cosa era successo? Il pc in cui il candidato stava svolgendo la prova scritta lo scorso 30 ottobre si è spento per sei minuti, l’uomo era stato bocciato e poi ha fatto ricorso.

Il ricorso è stato prima respinto

Come riporta Open, tutto è avvenuto in Calabria. Nei primissimi minuti dell’esame scritto, una funzione della tastiera del computer smette di funzionare. Nonostante l’intervento tempestivo del tecnico in aula e il ripristino della postazione, il tempo perso non è stato poi recuperato.

Alla fine della prova, il candidato viene bocciato con un punteggio iniziale di 51 su 100, poi corretto in 52, comunque insufficiente per accedere alla prova orale. L’uomo ha fatto ricorso al Tar della Calabria, che però lo ha respinto. Ma non si è arreso e si è appellato al Consiglio di Stato.

I giudici amministrativi gli hanno dato ragione. “È provato che il candidato non ha potuto fruire dell’intero tempo previsto per completare la prova per cause che non dipendono da lui”, si legge nella sentenza del Consiglio di Stato. Per questo, non essendogli stato concesso un tempo aggiuntivo per recuperare il tempo perso a causa del blocco del computer, è stato violato il suo diritto a sostenere l’esame nei tempi previsti. Da qui la decisione di accogliere il ricorso e ordinare la ripetizione della prova. Le spese legali, invece, sono state divise tra le parti.

“Poco dopo l’inizio della prova si è bloccata una funzione della tastiera al mio assistito. Il tecnico è intervenuto, ha risolto e poi tutto è stato verbalizzato, ma quei sei minuti non sono mai stati recuperati”, racconta a Open l’avvocato che ha seguito il candidato.

Quei sei minuti hanno influito?

Il ministero dell’Istruzione e del Merito, spiega il legale, aveva sostenuto che era quasi impossibile che quei sei minuti in più avrebbero permesso al candidato di raggiungere la sufficienza. “Per questo, il Tar ci aveva dato torto. Ma il Consiglio di Stato ha poi chiarito che non era necessario dimostrare un nesso diretto tra il tempo perso e il punteggio: bastava provare che non aveva usufruito del tempo pieno previsto per legge, ovvero 180 minuti. Ed è su questo principio che si è basata la nostra richiesta di ripetizione della prova”.

L’avvocato aggiunge, infine, un dettaglio: il suo assistito gli ha riferito che il giorno della prova aveva dichiarato verbalmente alla commissione di aver diritto al recupero del tempo perso a causa del pc non funzionante. Questa comunicazione, però, non appare nel verbale ufficiale di quel giorno e, di conseguenza, non è stata presa in considerazione in via legale.

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