Home Concorsi Concorso docenti, oltre la metà non ammessi agli orali. Scatta il ricorso

Concorso docenti, oltre la metà non ammessi agli orali. Scatta il ricorso

CONDIVIDI

Riportiamo un articolo di Monica Cito, giornalista di “Roma”, che racconta le vicende del concorso docenti a Napoli per la classe AB56-strumento musicale nella scuola secondaria di I grado.

“Concorso choc a Napoli: bocciati più della metà dei candidati alla classe di concorso . Ma il popolo dei respinti, oltre 80 su 140 candidati, non ci stanno e chiedono l’annullamento della prova. “Commissione incompetente ed esame irregolare” tuonano i docenti non ammessi agli esami orali, che accusano il maxi concorso di poca serietà annunciando battaglia. “Presenteremo ricorso-spiega Lea Anna Esposito, una dei docenti di musica, candidata al concorso, con circa 10 anni di esperienza d’insegnamento nelle scuole medie alle spalle e dichiarata improvvisamente “incapace” da un esame irregolare-siamo stati esaminati da una commissione quanto meno approssimativa, colleghi con le medesime, se non inferiori competenze di noi candidati, e in tempi lampo, non ci è stata data neppure la possibilità di espletare al meglio la prova come previsto dal regolamento. Secondo la griglia di valutazione-prosegue Lea Esposito- l’esame scritto comprendeva l’esecuzione di due brani, uno a scelta del candidato e l’altro scelto dalla commissione, e su quest’ultimo bisognava poi esporre la comprensione delle valenze e delle finalità didattiche del brano eseguito. Ma tale prova, che valeva un punteggio minimo di 0 e massimo di 3 punti, non è stata sostenuta né da me né dagli altri candidati, quindi non comprendo quale criterio sia stato adottato dalla commissione per l’assegnazione dei punteggi ad una prova di fatto mai sostenuta”.

Dunque stando a quanto denunciato dalla Esposito e dagli altri candidati che si sono rivolti ad un pool di avvocati dello studio lgale Tripaldi di Nola, per presentare richiesta di ricorso al Tar, sembrerebbe proprio che sia stato commesso un falso in atto pubblico. Il medesimo esame sostenuto dai medesimi candidati per la cattedra al liceo, si è svolto in maniera totalmente diversa.
“La commissione di valutazione per il liceo, era molto scrupolosa e attenta-ha raccontato la Esposito-l’esame è durato quasi un ora, contro gli appena 10 minuti di quello sostenuto per le scuole medie. Le griglie di valutazione sono state rispettate meticolosamente. Lì l’esame l’ho superato e sono stata ammessa agli orali. Come è possibile una tale incoerenza? Sono un’insegnante capace per il liceo, ma non lo sono per le scuole medie? Dunque la valutazione delle competenze e delle attitudini all’insegnamento sono assolutamente soggettive?”
A Lea Esposito fanno eco, Sergio Spadone, docente di musica da circa sette anni, Alfredo Maria Ruggiero, e tanti altri, tutti padri di famiglia con una lunga esperienza da insegnanti, che si ritrovano adesso, alcuni a 50 anni, “fuori dai giochi”, senza lavoro senza prospettive di futuro. “E’ stato un esame a “taralluccio e vino” come si suol dire-spiega Sergio-la commissione era leggera negli atteggiamenti e spesso impreparata nelle valutazioni. Ho sentito chiedersi tra loro durante il mio esame, cos’era un accordo in VI Napoletana, a dimostrazione della loro incompetenza. Più volte squillavano i cellulari interrompendo e disturbando le prove. Insomma mi sono sentito ferito nell’orgoglio, è stata calpestata la nostra dignità. Non è possibile usare tanta leggerezza mentre si decreta il futuro di una persona-conclude Sergio-io credo che il Miur dovrebbe sorvegliare il lavoro delle commissioni nel rispetto di tutti”. Ora le motivazioni delle rimostranze dei candidati esclusi, saranno riportate in un esposto e nella presentazione di richiesta di ricorso. “Non chiediamo la promozione-tuona Lea Esposito- vogliamo solo essere esaminati correttamente come disposto da regolamento e da una commissione competente. Chiedo solo giustizia”.

Insomma siamo dinanzi all’ennesima bufera scatenatasi sulle tante scelleratezze orbitanti intorno all’organizzazione di un evento tanto discusso e annunciato, la promessa di un intervento risolutivo per fermare il precariato e eliminare le famigerate graduatorie inesauribili, ma rivelatosi di fatto un grande flop. Troppe le anomalie registrate intorno al “Concorsone” e per le quali sono state presentate centinaia di interrogazioni parlamentari e centinaia e centinaia di ricorsi che rischiano di intasare ulteriormente il Tar, ma che rappresentano l’ultima speranza per non spegnere così, troppo in fretta e in maniera indegna, le aspettative di lavoro per i precari dell’insegnamento. Sulla complessa vicenda a difesa dei docenti, si sono espresse le più disparate sigle sindacali, una su tutte Anief: è scandaloso che non siano risultati ammessi, nemmeno agli orali, dei docenti precari che in passato hanno dimostrato di possedere competenze e qualità per fare l’insegnante-ha dichiarato Marcello Pacifico, presidente nazionale- va ricordato, infatti, che al concorso a cattedre di quest’anno il Miur ha voluto portare solo docenti già abilitati, e che molti di loro erano risultati idonei a seguito del concorso del 2012. Tanto è vero che sono ancora oggi in quelle graduatorie di merito. E pure gli altri aspiranti docenti, anche loro scartati, avevano comunque superato le selezioni a numero chiuso organizzate dalle Università, fino al 2009 con le Ssis, poi attraverso i Tfa, con decine di esami svolti. E lo stesso vale per coloro che si erano abilitati con i corsi di Scienze della Formazione Primaria”

Come si fa a pensare – continua Pacifico – che oggi siano diventati tutti o quasi incompetenti, non in grado nemmeno di meritare la sufficienza per svolgere i colloqui orali? Sicuramente, qualcosa non ha funzionato. E non in questi candidati, che si sono prestati nel mettersi alla prova per l’ennesima volta per cercare di svolgere la professione di insegnante. Tra l’altro, questo modo di procedere tradisce anche il chiaro segnale mandato dalla Corte Costituzionale, che a metà luglio ha detto che la normativa italiana che disciplina le supplenze del personale docente a Ata, viola la normativa comunitaria, perché avalla l’abuso dei contratti di lavoro a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e che, quindi, per i docenti si deve provvedere all’immissione in ruolo. Ora, anziché prendere atto di tale orientamento, si continuano a respingere i precari in virtù di una logica superata pure dalla giurisprudenza”.