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Concorso straordinario, valutare chi valuta

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In questi anni d’insegnamento ho imparato che la Scuola è fatta si di contrasti, ma soprattutto di confronti che, nella loro accezione costruttiva, migliorano qualitativamente l’ambiente scolastico. Tale miglioramento è garantito dalla mediazione della pluralità d’istanze. Molte di queste voci appartengono a precari, a quelle “valigie di cartone” che, con impegno e abnegazione, sono parte integrante del mondo della Scuola.
Oggi questa mediazione viene a mancare in nome di una presunta visione meritocratica dell’insegnamento.

Sia chiaro, il docente deve essere preparato! Ma come valutare le sue conoscenze?
Chi è a capo della Scuola dovrebbe sapere che meritocrazia e docimologia non vanno sempre di pari passo!

Chi è a capo della Scuola dovrebbe sapere che i cosiddetti “quiz a domanda chiusa”, spesso, risultano inappropriati nelle verifiche formative. Figuriamoci in quelle sommative!
Chi è a capo della Scuola, inoltre, dovrebbe conoscere le moderne teorie dell’apprendimento e sapere che concetti come cognitivismo, costruttivismo e attivismo non valgono solo per gli studenti ma anche per gli insegnanti. Si tratta di teorie che dimostrano che il nozionismo fa parte del passato e che il bagaglio culturale di ognuno di noi è fatto di esperienze maturate negli anni.

Già, le stesse teorie dell’apprendimento per le quali si vuol dimostrare le proprie conoscenza mediante una crocetta. Le stesse teorie dell’apprendimento che ci dicono che una crocetta non rivela la preparazione e le esperienze di un docente o di un discente. Le stesse teorie dell’apprendimento sulle quali si basa la Scuola moderna!
In sostanza, chi è a capo della Scuola non ha le conoscenze per valutare le conoscenze.
Come se non bastasse, chi è a capo della Scuola non vuole ascoltare la Scuola, in spregio soprattutto all’esperienza maturata dai docenti precari in anni d’insegnamento e dei sindacati in loro rappresentanza.

Oggi, però, chi è a capo della Scuola punta a un miglioramento qualitativo con la copertura di 24000 posti per i precari entro il 1 settembre. In che modo? Attraverso delle crocette. Attraverso, quindi, un approccio puramente nozionistico; lo stesso ritenuto superato dal mondo della Scuola e, quindi, da chi è a capo della Scuola. Non ha senso! Questo non significa migliorare qualitativamente ma solo quantitativamente; significa solo coprire dei posti vacanti, senza rispetto per l’effettivo bagaglio culturale degli insegnanti, senza rispetto per gli studenti nelle aule che potranno fruire di tale esperienza.

Io, purtroppo, sono solo una “valigia di cartone” come tante e, allo stato dei fatti, una voce inascoltata tra le tante. Non mi illudo che qualcosa possa cambiare… ma non posso reprimere il senso di amarezza nel vedere il trattamento riservato ai docenti precari e, più in generale, alla Scuola.

Giampiero Colaianni