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Condannati ad Agrigento docenti e Ata con falsa certificazione legge 104

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Prime sentenze di condanna a seguito del processo avviato ad Agrigento per far luce su un vasto giro di false certificazioni di invalidità (legge 104/92) ottenute, secondo l’accusa, da numerosi docenti e lavoratori ATA con la complicità di medici e funzionari, al fine di essere trasferiti nella propria provincia di residenza abusando dei benefici prevista dalla legge.

Nove persone condannate

Il Tribunale della città siciliana ha condannato le prime 9 persone coinvolte nelle indagini che hanno scelto il giudizio abbreviato o il patteggiamento mentre altre 48 sono state rinviate a giudizio.

Gli imputati, oltre alle pene di legge, sono stati condannati anche al risarcimento del danno in favore della FLC CGIL di Agrigento, da liquidare in sede civile, e al rimborso delle spese legali.

Le parole della segretaria della FLC CGIL Sicilia

“Non c’è speculazione più squallida di chi abusa della legge sul sostegno alle persone diversamente abili per ottenere diritti che non merita. Un comportamento ignobile che danneggia chi veramente ha diritto alle agevolazioni previste dalla normativa. Per questo accogliamo con soddisfazione la sentenza del Tribunale di Agrigento che condanna alcuni lavoratori disonesti, furbetti della 104, contro i quali la Flc Cgil territoriale ha chiesto di costituirsi parte civile”. Così in una nota Graziamaria Pistorino, segretaria della Flc Cgil Sicilia.

“Siamo convinti – aggiunge Pistorino – che tutti sono chiamati a fare la propria parte per combattere questa degenerazione, purtroppo diffusa in tutto il nostro Paese. Come Cgil ci siamo sempre battuti e continueremo a batterci per affermare i diritti delle persone con diversa abilità. Di fronte a simili ingiustizie non ci sono interessi di convenienza che tengano. Il rispetto delle regole, il riconoscimento della dignità della persona vengono prima di tutto, sempre”.

“In qualsiasi posto di lavoro – conclude – non ci può essere spazio per coloro che sono disposti a tutto pur di ottenere vantaggi, anche a calpestare i diritti dei disabili”.