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Consenso informato, stop a attività di educazione sessuale a scuola anche alle medie: gli emendamenti al Ddl Valditara

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Oggi, 15 ottobre, alla Camera dei Deputati, sono stati approvati, come riportano vari comunicati, alcuni emendamenti al provvedimento in merito a “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”, il cosiddetto Ddl Valditara o Ddl Sasso.

Consenso informato alle superiori, no ad educazione sessuale alle medie e prima

Ecco il comunicato del deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Scienza, Cultura e Istruzione e relatore del ddl Valditara: “Prosegue spedito il percorso in Commissione Cultura della Camera dei Deputati del ddl Valditara sul cosiddetto consenso informato. In particolare, abbiamo approvato un emendamento a prima firma della collega Latini, con cui estendiamo il divieto da parte di attivisti ideologizzati e di esperti esterni di poter parlare di tematiche sessuali – oltre che ai bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria – anche a quelli della scuola secondaria di primo grado. Per i ragazzi più grandi delle scuole secondarie di secondo grado, prevediamo invece il consenso informato delle famiglie, in modo che queste possano conoscere i temi, il materiale didattico e le competenze di chi poi andrà in classe a parlare di argomenti sensibili”.

“Troppe volte abbiamo assistito ad episodi di tentativi di indottrinamento da parte di attivisti di estrema sinistra LGBT, e anche oggi i colleghi dei partiti di sinistra hanno dimostrato tutta la loro avversione ideologica alle famiglie. Per la sinistra i genitori non sarebbero capaci di educare i figli e dovrebbero essere sostituiti con psicologi e attivisti lgbt di estrema sinistra che in passato hanno parlato di coito, orgasmo e fluidità di genere con bambini di 6 anni.Tutto questo è inaccettabile. In risposta agli attacchi del Pd, del M5s e di Avs poi, è necessario chiarire alcuni punti fondamentali per riportare il dibattito entro un contesto di verità e confronto democratico. L’emendamento di cui parlano non vieta affatto l’educazione alla sessualità né impedisce l’accesso a informazioni corrette: si limita a escludere dalle scuole primarie e secondarie di primo grado attività didattiche che esorbitino da quanto previsto dalle indicazioni nazionali, che già includono – e anzi potenzieranno – contenuti su relazioni, empatia e rispetto, come annunciato dal Ministro Valditara. Non si tratta di censura o oscurantismo, ma di una misura di buon senso ed equilibrio, pensata per garantire che i contenuti trattati siano adeguati all’età degli studenti e pienamente condivisi con le famiglie. L’obiettivo è assicurare un percorso educativo coerente, serio e rispettoso del ruolo centrale dei genitori, senza delegare l’educazione su temi così delicati a soggetti esterni non sempre qualificati o imparziali. Se partiti di opposizione, centri sociali e circoletti vari di estrema sinistra pretendono di poter proseguire la loro battaglia ideologica con una propaganda fatta da tematiche inopportune e inadeguate per bambini di 5 anni, si sbagliano di grosso. Grazie al ddl Valditara e alla Lega questo non sarà più possibile”.

Le reazioni

“Con l’approvazione degli ultimi emendamenti in commissione, la maggioranza è riuscita nell’ardua impresa di peggiorare il provvedimento sul consenso informato del Ministro Valditara negando la possibilità di fare qualsiasi attività didattica e progettuale a scuola sull’educazione sessuo-affettiva anche alle scuole secondarie di primo grado, ovvero le vecchie scuole medie. Siamo di fronte ad una maggioranza ispirata dal fondamentalismo e dall’estremismo religioso che vuole negare ai docenti la possibilità di fare attività progettuali relative all’educazione sessuale e alla conoscenza del proprio corpo”, questo quanto afferma Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra.

“Il provvedimento – continua la deputata rossoverde della commissione cultura di Montecitorio –  ha diversi profili di assoluta gravità: si tratta di un attacco alla laicità della scuola, alla libertà di insegnamento e infine di una gravissima negazione del diritto soggettivo di tutti gli studenti e le studentesse ad avere accesso ad un’istruzione completa e di qualità. Di fatto alle scuole superiori di secondo grado assisteremo a gravi discriminazioni, a studentesse a cui verrà negata la possibilità di partecipare alle attività dedicate al contrasto della violenza e degli stereotipi di genere soltanto perché a decidere saranno non loro, non i docenti, ma genitori che potrebbero aderire a una qualsiasi forma di visione religiosa fondamentalista ed estremista che assegna alle donne un ruolo di subalternità sessuale, familiare e sociale. Siamo alla totale negazione della funzione emancipatoria dell’educazione e dell’istruzione a favore dell’imposizione di una visione oscurantista che fa fare passi indietro drammatici all’Italia”.

“L’approvazione, oggi in Commissione istruzione alla Camera da parte della maggioranza, di un emendamento che non solo alla scuola primaria ma anche alla secondaria di primo grado vieta ‘le attività didattiche e progettuali, nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità’ è un fatto gravissimo. Da decenni meritoriamente moltissime scuole italiane offrono importantissimi progetti di educazione alla sessualità, ai giovani entro i 14 anni rispetto alle malattie sessualmente trasmissibili, alla prevenzione delle gravidanze precoci, al contrasto alla violenza sessuale. Se oggi si introduce il divieto di queste informazioni, spesso gestite dalle aziende sanitarie e senza sostituirle con altra offerta formativa, si compie un atto gravissimo nei confronti delle giovani generazioni e del loro diritto ad ottenere informazioni corrette dai professionisti della sanità pubblica anziché dai social e dalla realtà digitale. Ci auguriamo che la maggioranza sappia fare marcia indietro rispetto a questo danno, che si rischia di produrre nei confronti di giovani cittadini e cittadine, considerato anche che l’Italia è uno dei soli sette paesi europei nei quali l’educazione sessuale non è obbligatoria. Ora addirittura si va in direzione contraria e si vieta anche quel poco che le scuole fanno da anni su base volontaria con il servizio socio sanitario”, lo dichiarano in una nota i componenti del Pd della commissione istruzione, Mauro Berruto, Sara Ferrari, Giovanna Iacono, Irene Manzi, Matteo Orfini.

“In un Paese ancora scosso dall’ennesimo femminicidio di una giovane donna, la risposta politica del governo è quella di restringere ulteriormente gli spazi dedicati all’educazione all’affettività e al rispetto dell’altro nelle scuole. Mentre servirebbe più formazione, più consapevolezza e più strumenti per prevenire la violenza di genere, si continua a colpire proprio l’unico luogo in cui si può costruire una cultura diversa: la scuola”. Lo scrive Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd.

“Stiamo assistendo in Commissione all’approvazione degli ultimi emendamenti al disegno di legge Valditara sul cosiddetto ‘consenso informato dei genitori’. Un provvedimento che era già sbagliato nella sua impostazione iniziale, ma che con le modifiche in corso sta assumendo tratti ancora più preoccupanti. È stato appena approvato un emendamento, denuncia la dem, che estende anche alle scuole secondarie di primo grado l’esclusione delle attività didattiche e progettuali aventi ad oggetto temi attinenti la sessualità ora prevista – dal disegno di legge – per le scuole dell’infanzia e primaria. Un passo indietro grave – aggiunge Manzi – che rischia di escludere dalla formazione proprio quella fascia di età in cui si cominciano a costruire le relazioni, l’identità, la consapevolezza di sé e dell’altro. Una fascia di età che ormai è chiaramente a rischio”.

“Peraltro, denunciamo con forza l’ennesimo attacco diretto all’autonomia scolastica, alla libertà di insegnamento e al diritto degli studenti e delle studentesse a ricevere un’educazione completa, inclusiva e capace di prevenire le radici della violenza. Invece di affrontare con responsabilità e senza furore ideologico l’urgenza di una nuova cultura del rispetto e delle relazioni, si impone un modello censorio che lascia il campo libero alla disinformazione, fondata sul sessismo e la cultura della sopraffazione, che circolano indisturbati in rete. La scuola deve essere il primo presidio di prevenzione e cultura. Ostacolare l’educazione alla sessualità e all’affettività  significa condannare le nuove generazioni a crescere senza strumenti contro la violenza. Ma è così difficile per la destra accettare che i ragazzi ricevano a scuola un’educazione che insegni il rispetto, il consenso, la parità e l’empatia?”. Così conclude Manzi.

Consenso informato, cosa cambia?

Il ddl “in materia di consenso informato in ambito scolastico” prevede che i genitori siano informati sui corsi che la scuola intende realizzare anche con soggetti esterni in ambito sessuale e che diano il loro assenso scritto. La norma nasce dall’esigenza di evitare che le famiglie non siano rese partecipi di scelte educative che vanno al di là di quanto rientra nella ordinaria didattica.

Per parlare di sesso a scuola servirà il consenso informato (e preventivo) delle famiglie. E, in caso di coinvolgimento di esperti esterni, occorrerà anche la delibera del Collegio dei docenti previa autorizzazione del Consiglio di istituto, come riporta IlSole24Ore. Nella scelta dei soggetti esterni che potranno partecipare ad attività scolastiche vanno tenuti presenti i criteri di selezione fissati dal Collegio docenti per la comparazione e a valutazione dei loro titoli, oltre che della loro comprovata esperienza professionale, scientifica o accademica.

Il testo, analizzato da Fanpage, allarga il consenso informato a tutte le lezioni e attività che riguardano “materie di natura sessuale, affettiva o etica”.

Gli altri ddl

L’iniziativa del ministro, secondo Fanpage, ricalca due testi di legge che la Lega e Fratelli d’Italia hanno presentato negli scorsi mesi. A fine febbraio, nel giro di pochi giorni, prima Alessandro Amorese (FdI) e poi il leghista Rossano Sasso avevano depositato due ddl molto simili.

Il ddl di Amorese si chiama “Introduzione del requisito del consenso informato dell’esercente la responsabilità genitoriale per la partecipazione dello studente minorenne ad attività scolastiche vertenti su materie di natura sessuale, affettiva o etica”. Quello di Sasso, invece, “Norme sul riconoscimento dell’identità di genere in ambito scolastico e sul consenso informato preventivo delle famiglie per la partecipazione dello studente minorenne ad attività scolastiche su temi concernenti la sessualità e l’affettività”.