
Per la maggior parte dei docenti bisogna avere un contratto scuola specifico per gli insegnanti; inoltre per molti di loro bisogna avere un’equiparazione dei diritti tra precari e docenti di ruolo. Questi sono solo alcuni dei dati emersi dall’indagine della Gilda degli Insegnanti, commissionata a SWG, nel quale si esaminano le risposte fornite da un campione di insegnanti, su domande inerenti al rinnovo del CCNL comparto Istruzione e Ricerca, valido per il triennio 2022-24, di cui le trattative sono iniziate il 27 febbraio scorso presso l’Aran.
L’indagine
Rado Fonda, Direttore di SWG, ha poi presentato i dati. Le interviste sono state realizzate con metodo CAWI dal 4 all’8 aprile su un campione di 649 docenti di vari gradi scolastici.
Per nove docenti su dieci ci vorrebbe un contratto differenziato dagli altri operatori scolastici.
Per l’87% dei docenti l’aumento salariale è inadeguato.
Il 63% dei docenti è favorevole a far confluire la Carta Docente nella busta paga, due docenti su tre sono favorevoli a fare lo stesso con le risorse della “formazione incentivata e tutor”.
Il 76% dei docenti crede che ci sia bisogno di welfare aggiuntivo.
Il 78% dei docenti crede che sia importante recuperare l’anno 2013 per via contrattuale diretta.
Tre docenti su tre sono favorevoli alla riduzione della durata dei “gradoni” (fasce stipendiali).
Docenti divisi sul middle management: 47% contrari, 44% favorevoli.
Il 69% dei docenti chiede un’equiparazione dei diritti dei precari e dei docenti di ruolo.
Castellana: “Voce ai docenti”
Ecco le parole di Castellana: “Stiamo vivendo un momento di confusione in cui si devono prendere decisioni importanti, ci sono molte proposte politiche. Molto spesso parla di scuola chi non lo conosce affatto, noi abbiamo dato voce agli insegnanti, che la vivono”.
“Era fondamentale valutare gli umori dei colleghi e capire l’evoluzione della scuola post-pandemia. C’è meno partecipazione rispetto al passato”.
“Il dato più significativo – aggiunge Castellana – è quello sul Middle Management, ovvero l’introduzione nelle scuole di figure intermedie tra il dirigente scolastico e gli insegnanti”.
I docenti, per la maggior parte, si ritengono contrari e preferirebbero che le risorse previste per queste figure siano attinte dall’area dei dirigenti e non dal Fondo d’Istituto.
“Siamo molto soddisfatti dei risultati del sondaggio – dichiara Castellana – perché confermano che le nostre proposte politiche rispecchiano la voce della Scuola e che i valori che la nostra organizzazione sindacale rappresenta, sono condivisi. Le trattative all’Aran per il prossimo contratto sono ancora in corso – conclude il coordinatore nazionale – il nuovo appuntamento è previsto per il 7 maggio, ci auguriamo che le riflessioni scaturite dall’analisi del sondaggio siano prese in considerazione anche dal tavolo tecnico, per raggiungere un traguardo comune che tuteli la professione docente”.
“Non si può continuare a vivere con la famiglia. La scuola è diventata un’enorme bancomat, siamo l’unica professione nella quale si paga per lavorare, in cui i percorsi sono a carico dei docenti. Sembra che stiamo selezionando la categoria, di chi può permettersi di diventare insegnante. Invece lo scopo sarebbe selezionare i migliori. Auspico anche la possibilità di avere buoni pasto, siamo l’unico comparto della PA che non li ha”.