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Così parlò Enrico Mentana

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Quest’estate sarà ricordata come quella in cui con grande scalpore si è parlato di scuola. E purtroppo non in riferimento alla qualità dell’istruzione che, a quanto pare, sta a cuore a ben pochi. Sul problema assunzioni e “deportazione” forzata dei docenti interviene sulla sua pagina fb Enrico Mentana, suscitando le ire di molti docenti precari.
Mentana scrive: “Deportazione: pazzesco. Se coloro che devono insegnare ai ragazzi italiani il corretto uso della loro lingua si esprimono in questo modo, c’è da dubitare che conoscano adeguatamente l’italiano, e soprattutto la storia”
Immediate le reazioni dei precari: “Magari deportazione sarà anche esagerato, per carità. Ma Lei, invece, giudica in maniera positiva il fatto che o ti trasferisci o perdi il lavoro quando, in molti casi, stiamo parlando di precari della scuola che hanno più di 40 anni e una realtà abbastanza consolidata nella loro terra di appartenenza?”
Mentana pronto e imperterrito replica: “Ma questo vale per ogni lavoro e per ogni categoria. Mio padre trovò lavoro a 1500 kilometri da casa, io a 700. Ma Cristo, questi la storia del nostro paese la conoscono?”
Qualche altro commentatore condivide: “Molti italiani emigrano, quasi sempre dal sud al nord, per lavoro, lasciando affetti, amicizie, e luoghi cari, e sono orgogliosi di fare questi sacrifici…per esempio, militari e forze dell’ordine, e nessuno si lamenta o peggio, rinuncia a lavorare. Smettiamola di lamentarci sempre e volere la pappa pronta.”
Un altro scrive:  “Il lavoro è un diritto, il lavoro in terra natia no. Porta pazienza, ma se il lavoro c’è e pone fine alla precarietà io vado. Poi possono esserci motivi personali seri per cui è impossibile, ma se mancano questi presupposti si prende e si va. Non si può pretendere di lavorare nella propria città, come di fare l’università nella propria città.”
E qualcuno rincara: “Sono d’accordo con lei. Vada a farsi un giro sui forum della scuola, così capisce meglio perché solo 71000 docenti hanno accettato l’assunzione…”3 ore la settimana, supplente a vita sotto casa, piuttosto che assunto”  Forse stavolta svelato il mistero del precariato storico e della mancanza di stile e passione di tanti ragazzi, con insegnanti simili.”
Molti docenti però si sentono offesi: “Gentilissimo dott Mentana, la stimo, e’ un ottimo professionista, ma da docente non le permetto assolutamente di offendere una categoria di lavoratori fin troppo sfruttata, vilipesa e mal giudicata, la invito piuttosto a riconsiderare, documentandosi, la realtà della scuola negli ultimi mesi.”
Altri vedono il lato politico della questione: “Io trovo pazzesco invece che tutti i direttori dei giornali, appoggino velatamente tutte le riforme fatte da una persona che non è mai stata votata, che non ha la fiducia della maggioranza dei cittadini e che vengono votate da un parlamento che è stato eletto con una legge dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.”
Infine un commentatore chiede al noto giornalista: “O ti trasferisci al nord o perdi il lavoro, come lo vogliamo definire? Dica lei, che è giornalista.”
Risponde, secco, Mentana: “Opportunità professionale.”
Chissà perchè i precari della scuola non vogliono cogliere quest’opportunità. Forse perché è una categoria talmente stanca e ormai canuta che non ha più tutta la vita davanti?