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Credere, obbedire, insegnare: libro Erickson con 17 voci critiche sulle Indicazioni nazionali di Valditara

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Pensavamo non accadesse, in un periodo di reflusso, e invece, ecco dalla Erickson un libro che ogni docente dovrebbe studiare per analizzare da altri punti di vista tutta la materia delle Indicazioni nazionali 2025 rispetto a quelle che il Mim ha divulgato relativamente alla “Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione”.

Esce dunque,  “Credere, Obbedire, Insegnare“, 16,50€, un instant book a cura di Dario Ianes, che ha il pregio di mettere a confronto, diremmo con testo a fronte, queste di Valditara, con le Indicazioni nazionali del 2012: Ministro Francesco Profumo, Sottosegretario Marco Rossi-Doria, collaboratori esterni Luigi Berlinguer,  Tullio De Mauro, Francesco Sabatini e funzionari al Ministero Lucrezia Stellacci e Carmela Palumbo.

Ma ha pure il pregio, questo testo ad uso dei docenti ma anche delle famiglie che vogliono capire come si intende organizzare la scuola in questo scorcio di secolo governato dalla destra-destra, di lasciare a ben 17 studiosi il compito di esaminare passo passo le nuove indicazioni valditariane che avrebbe il solo pregio di fare ritornare la scuola indietro di molti decenni e dunque dentro una spirale di autoritarismo di cui era sembrato fossero sparite le tracce. Con questi 17 contributi critici, il libro intende porsi come promotore di una riflessione sulle trasformazioni in atto nel sistema scolastico di oggi, che intende formare i cittadini del domani. 

Le Indicazioni, come è noto, forniscono un quadro di riferimento unico per tutte le scuole autonome che sostituisce quelli che, un tempo, si chiamavano “programmi ministeriali”. Esse fra l’altro procurano alle scuole obiettivi di apprendimento e competenze che ogni studente deve acquisire. 

La finalità delle Indicazioni Nazione è quella di essere una guida per progettare il curricolo scolastico, garantendo unità e coerenza nell’insegnamento su tutto il territorio italiano. All’interno della cornice data dalle Indicazioni Nazionali, ogni Istituto può strutturare il proprio curricolo, superando appunto la vecchia impostazione dei programmi ministeriali calati dall’alto e uguali per tutte le istituzioni. 

Questa iniziale impostazione, tuttavia, sembra essere meno centrale e fondamentale  nel documento “Nuove Indicazioni Nazionali 2025” voluto da Valditara, in cui si torna a elencare nei diversi ambiti disciplinari le conoscenze attese, in alcuni casi, anno per anno, riavvicinandosi alla logica antica dei programmi, più che dei profili di competenza.

A parte dunque le attese relative alla discussione pubblica sulle “Nuove Indicazioni 2025”, rilasciato dal MIM il giorno 11 marzo 2025,  i 17 esperti che hanno studiato la materia con attenzione confrontandola con quella del 212 sono arrivati alla conclusione che “le Nuove Indicazioni 2025 indicano il passato, mosse dalla paura e dal bisogno di controllo autoritario. Trasmettono sfiducia, fastidio e una “prudenza” che rattrappisce lo sguardo lontano, vitale, desideroso del futuro. Mostrano vari oggetti di paura: il corpo dell’alunno/a, la sua sessualità, la sua affettività, le sue competenze socioemotive e relazionali, il suo benessere. Gli alunni/e sono visti con un misto di paternalismo, sfiducia e timore, e come loro la libertà di insegnamento e l’autonomia delle scuole. Un altro oggetto di paura è la complessità epistemologica dei saperi, così come il mondo globale nella sua complessità: l’altro da sé irrita l’identità nazionale e questo animus trabocca in modo evidente nell’approccio alla Storia”. 

Ma non solo, Dario Ianes, fa rilevare che “nei programmi sull’istruzione del partito di ultradestra tedesco AfD ci sono preoccupanti assonanze con le Nuove indicazioni di Valditara”, mentre le indicazioni puntigliose sugli autori da fare leggere  a scuola, limitano in qualche modo la libertà dei docenti, in quanto non si possono porre liniti alla professionalità dei prof. 

 Allo stesso modo, appare evidente la tendenza a rendere obbedienti alunni e docenti, mentre stabilire che solo la cultura occidentale ha dignità storica, riporta alla presunta supremazia “dell’Impero” per giustificare il colonialismo, insieme alla paura di una forza intrinseca che le altre civiltà possono avere.

“Le “Nuove Indicazioni” – sottolinea ancora Ianes – indicano il passato, mosse dalla paura e dal bisogno di controllo, mentre le “Indicazioni” del 2012 indicavano il futuro, mosse dal desiderio di espansione di una nuova cittadinanza planetaria. Bella differenza”.  

E aggiunge: “Anche il mondo globale nella sua complessità, impaurisce, infastidisce: l’altro da sé irrita l’identità nazionale e questo animus trabocca in modo evidente nel come viene considerato l’approccio alla storia. Un altro oggetto di paura è la complessità epistemologica dei saperi, tanto cara ad Edgar Morin, che vi ha investito la sua immensa generosità e saggezza scientifica”.

Chi sono gli autori: 

Lorenza Alessandri che si occupa dal 2015 di innovazione didattica e di didattica laboratoriale

Fabio Bocci, ordinario di Pedagogia e Didattica Speciale, Università Roma Tre, Direttore Vicario del Dipartimento di Scienze della Formazione, Direttore del Corso di Specializzazione per il Sostegno Didattico agli allievi con disabilità, Responsabile Scientifico del Laboratorio di Ricerca per lo Sviluppo dell’Inclusione Scolastica e Sociale, Direttore dell’Italian Journal of Special Education for Inclusion, Socio fondatore della Società Italiana di Pedagogia Speciale (SIPeS) e socio della SIPED, della SIRD e della SIREM. 

Ivano Colombo che si occupa di ambiente, comunicazione istituzionale, storia e educazione civica. Collabora con Erickson come autore e formatore. 

Cristiano Corsini, ordinario di Pedagogia sperimentale all’Università Roma Tre. Progetta e realizza interventi formativi sulla valutazione educativa rivolti a docenti della scuola primaria, della scuola secondaria e dell’università. 

Simona D’Alessio, dirigente scolastica è ricercatrice e studiosa di Disability Studies e educazione inclusiva, esperta di politiche educative e didattica inclusiva

Italo Fiorin, Presidente della Scuola di Alta Formazione EIS (Educare all’Incontro e alla Solidarietà) dell’università LUMSA di Roma. 

Nicola Fonzo, già docente di Scuola dell’Infanzia, dirige il Convitto Nazionale Carlo Alberto di Novara, Scuola capofila della Rete nazionale scuole Senza Zaino, per una scuola comunità. 

Vera Gheno, Sociolinguista, ha collaborato per vent’anni con l’Accademia della Crusca e per quattro anni con la casa editrice Zanichelli, 

Irene Gianeselli, giornalista e critica cinematografica del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani. 

Simone Giusti, coordinatore del Seminario permanente di Didattica della letteratura italiana del Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Siena. 

Dario Ianes, ordinario di Pedagogia e didattica dell’inclusione all’Università di Bolzano, è cofondatore del Centro Studi Erickson di Trento, per il quale cura alcune collane. Autore di vari articoli e libri e direttore della rivista «DIDA». 

Franco Lorenzoni, ha fondato la Casa-laboratorio di Cenci ad Amelia, in è attivo nel Movimento di Cooperazione Educativa, in favore dello ius soli e ius culturae 

Giuditta Matucci, docente di Diritto costituzionale e pubblico presso l’Università di Pavia, è membro del Centro interdipartimentale di ricerca MERGED (MigrazionE Riconoscimento Genere E Diversità) e della Commissione paritetica per le relazioni fra l’Ateneo pavese e Save The Children Italia. 

Valentina Migliarini, Assistant professor of Education Studies presso il Dipartimento di Education and Social Justice dell’Università di Birmingham, sua ricerca si concentra sul promuovere equità nel sistema di educazione inclusiva, specialmente per gli studenti che vivono alle intersezioni di razza, lingua, abilità, cittadinanza e status migratorio. 

Marianna Piccioli, è ricercatrice di Pedagogia e Didattica speciale presso l’Università degli Studi di Roma «Foro Italico

Luca Raina, ha collaborato con il Politecnico di Milano curando corsi sul Cloud Learning e sperimentando percorsi di didattica innovativa in ambito museale e sull’uso della robotica 

Giuseppe Vadalà, dottore di ricerca in Scienze Pedagogiche e coordinatore Pedagogico di un Polo per l’Infanzia e Pedagogista nell’area infanzia e disabilità.