Home Attualità Cyberbullismo, dati in crescita ma manca una legislazione unica a livello UE

Cyberbullismo, dati in crescita ma manca una legislazione unica a livello UE

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La scuola chiude i battenti per un meritato riposo estivo di studenti ed addetti ai lavori ma un pensiero va rivolto ai tanti fenomeni cui sono sottoposti i nostri ragazzi. Uno di questi è il cyberbullismo, un pericolo costante su cui è fondamentale non abbassare mai la guardia.

Il cyberbullismo rientra tra le condotte di violenza on line, fenomeno che purtroppo negli ultimi anni ha avuto un forte incremento dovuto al sempre più massiccio utilizzo di Internet, dei social e in generale degli strumenti digitali. In ragione di questa evoluzione è stato necessario introdurre norme nuove in grado di contrastare fenomeni esistenti e prevenire quelli futuri, come la legge n.71 del 2017 denominata “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, della quale abbiamo parlato, nell’ambito di una diretta della Tecnica della Scuola, con la prima firmataria della legge stessa, Elena Ferrara.

Le caratteristiche del cyberbullismo

Le caratteristiche distintive del cyberbullismo sono in prima battuta l’anonimato degli autori dell’attacco, la possibilità di agire con più facilità rispetto al passato grazie alle enormi potenzialità degli strumenti informatici, la grande potenza esponenziale della Rete.

La rete, attraverso molteplici strumenti facilmente accessibili, come possono essere le caselle di posta elettronica o profili sui social network, o i blog, permette di rimanere anonimo e di agire a distanza e senza il confronto diretto con il proprio interlocutore. Questo aspetto ha consentito una forte espansione del cyberbullismo al femminile che si differenzia parzialmente dal bullo di genere maschile sia per la tipologia di azioni prevaricatrici che mette in atto, sia per le motivazioni dalle quali è spinta. (fonte Agenda Digitale).

In particolare, studi recenti hanno evidenziato che le “bulle” tendono a mettere in atto forme di prepotenza non fisica di tipo indiretto (cose dette alle spalle della vittima), relazionale (quando tendono ad escludere la vittima dal gruppo), sociale (quando si esprimono direttamente davanti alla vittima)

Cosa è possibile fare

Uno dei punti di forza della difesa contro questo fenomeno è la consapevolezza da parte della vittima e la forza nel denunciare l’accaduto.

Dal punto di vista legislativo la legge n. 71 del 2017 ha introdotto un procedimento accelerato di tutela denominata “notice and takedown”. “L’azione può essere esperita non solo dai genitori o dagli esercenti la responsabilità dei minori, ma anche dai minori ultraquattordicenni vittime di cyberbullismo. L’istanza va rivolta al titolare del trattamento o al gestore del sito internet o del social media per l’oscuramento, la rimozione o il blocco di qualsiasi altro dato personale del minore diffuso nella rete, anche laddove le condotte non integrino reato, con particolare riferimento a quello di trattamento illecito dei dati (art. 167 del Codice privacy). “Se entro le 24 ore successive al ricevimento dell’istanza, il soggetto responsabile non informi di aver assunto l’incarico di provvedere all’oscuramento, alla rimozione o al blocco del contenuto illecito o del dato segnalato ed entro 48 ore non vi abbia provveduto o, comunque, non sia possibile identificare il titolare del trattamento o il gestore del sito, l’interessato può rivolgere analoga istanza al Garante per la privacy, il quale, entro 48 ore dal ricevimento della richiesta, provvede all’inibizione e al blocco di cui agli artt. 143 e 144 del Codice privacy.”

Il cyberbullismo in ambito UE

Il tema del cyberbullismo non è trattato allo stesso modo all’interno della UE.

Se da una parte in Germania le molestie, i ricatti e le estorsioni praticate online non sono considerate bullismo, in Paesi come Cipro ed Ungheria il fenomeno è completamente ignorato, mentre in Stati come Italia, Portogallo e Slovenia troviamo il codice più severo di tutta l’Unione Europea.

I dati parlano però di un aumento esponenziale di casi in tutta Europa, con percentuali che arrivano a toccare il 12% dei giovani tra gli 11 e i 16 anni. Oggi il ruolo del Governo dei Paesi dell’UE non ha strumenti specifici per colpire il fenomeno, se non quello di fungere supporto e coordinamento lasciando però di fatto tutto nelle mani dei singoli Paese membri con leggi ad hoc di livello nazionale.

E questo aspetto, considerando che è proprio Internet e la potenza della Rete rendere inesistenti i confini nazionali, non ci convince, mentre riteniamo che sarebbe fondamentale una legislazione univoca almeno a livello Europeo per combattere il fenomeno.