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Dalla classe alla città, le lezioni si spostano: ecco cosa sono i learning hub urbani

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La scuola si deve trasformare un una piattaforma educativa estesa capace di costruire nuove forme di inclusione digitale e di cittadinanza attiva.

Il futuro della scuola non è più dentro le mura delle aule ma è nella sua capacità di espandersi sul territorio, di riconoscere ed applicare la pluralità degli apprendimenti, lo è nella capacità di dialogare ed integrarsi con i diversi attori presenti nel territorio stesso.

Il nuovo modello di scuola, il ruolo del territorio

In questo evolutivo modello di scuola, un ruolo fondamentale lo gioca il territorio che diventa un’infrastruttura per l’apprendimento continuo e centro di riferimento culturale e tecnologico.

Una scuola che non sarà solo digitalizzata, connessa e sostenibile ma dovrà essere “capace di generare sapere, consapevolezza e capacità critica in ogni suo abitante. Perché solo una città che educa e si lascia educare dai suoi cittadini, può essere davvero intelligente, inclusiva e resiliente”(fonte Agenda Digitale).

La scuola, sia chiaro, non deve perdere il ruolo centrale dell’apprendimento, era e ne resta un pilastro fondamentale ma deve evolvere in un ecosistema più ampio di persone che possono contribuire alla formazione anche fuori delle aule.

In questo contesto, i learning hub urbani rappresentano una delle innovazioni più interessanti, si tratta di spazi fisici e digitali nei quartieri, progettati insieme con le comunità locali, in cui si sperimentano nuove pratiche didattiche, si accede a tecnologie, si costruiscono percorsi personalizzati di apprendimento.

Non possono essere considerati dei centri di formazione nella loro veste più tradizionale, bensì ci riferiamo ad ambienti flessibili e ibridi, dove devono poter coesistere insieme l’aula, il laboratorio, il coworking e lo spazio creativo. In questi ambienti innovativi di apprendimento possono esser svolti percorsi di coding per bambini, così come percorsi di alfabetizzazione digitale per adulti, o ancora incontri con esperti, in definitiva tutto ciò che è legato alla partecipazione attiva e alla connessione tra apprendimento e vita quotidiana.

Nuovi ambienti innovativi, l’importanza del digitale

Uno degli asset fondamentali di questi nuovi ambienti di apprendimento è la trasformazione digitale dei processi e degli strumenti utilizzati

L’utilizzo degli strumenti digitali consente di superare i limiti fisici e temporali della lezione didattica così come riesce a favorire la piena inclusione di chi è stato ed è tutt’oggi escluso dalla lezione frontale tradizionale.

Basti pensare ad alunni costretti a casa per infortunio o per malattie lunghe, o a chi vive in sedi disagiate come posti montani e isole la cui presenza fisica è condizionata dal meteo. In quest’ottica “la connessione tra scuola e territorio e bidirezionale”.

Per avviare questo processo di conversione della scuola in piattaforma educativa inclusiva è necessario agire su diversi fattori.

Oltre alla piena conversione al digitale di processi e strumenti tutt’ora in atto, occorre agire sui modelli di governance e di interazione con il territorio, creare sinergie tra scuola gli enti locali le imprese territoriali le università e la cittadinanza attiva come possono essere ad esempio i comitati di quartiere. “Questi attori, solo se messi in rete e orientati da una visione comune, possono attivare percorsi formativi realmente efficaci, radicati nei bisogni dei contesti locali e capaci di generare valore educativo diffuso”.

Entro il 2040 le scuole resteranno, ma la diversità e la sperimentazione diventeranno la norma. L’apertura dei “muri della scuola” metterà in contatto le scuole con le loro comunità, favorendo forme di apprendimento, impegno civico e innovazione sociale in continua evoluzione. (fonte diemmetesti).

Il ruolo dei cittadini attivi

Uno dei punti chiave oltre al digitale è il coinvolgimento dei cittadini che in questo contesto diventano protagonisti dell’apprendimento e non semplici fruitori. Nella logica dei learning hub ogni abitante può diventare educatore, mettendo a disposizione esperienze, saperi, relazioni, basti pensare al pensionato che racconta la storia del quartiere, la giovane designer che fa mentoring ai ragazzi in cerca di futuro, la bottega artigiana che apre le porte per stage e laboratori, l’associazione che accompagna le famiglie nell’uso dei servizi digitali. Sono queste esperienze dirette della comunità a costruire la scuola allargata, che può vivere fuori le mura scolastiche e quindi nelle piazze, nei mercati, nelle biblioteche, nei coworking, nei parchi urbani.

I learning Hub in Italia

In Italia sono diverse le città che stanno sviluppano i learning hub urbani. A Milano, i centri di quartiere si stanno trasformando in spazi multifunzionali con attività educative intergenerazionali. Altro esempio, a Torino i progetti di educazione diffusa stanno coinvolgendo le scuole in percorsi dentro musei, teatri, fablab. A Palermo, la rigenerazione di alcuni immobili confiscati alla criminalità sta dando vita a spazi civici digitali per la formazione e l’imprenditorialità giovanile. Vale la pena notare che, in tutte queste esperienze, il digitale non è protagonista assoluto, ma è sicuramente un fattore abilitante di una nuova architettura dell’apprendimento (fonte innovazione PA). In molti casi, questi hub sono nati da processi di rigenerazione urbana, trasformando ex edifici scolastici, spazi dismessi o strutture pubbliche sottoutilizzate in luoghi vivi e accessibili a tutti tutto nel quadro della trasformazione delle città in smart city.

Un ulteriore aspetto che cambia è la valutazione della qualità dello studio, in questo nuovo contesto si passa dai tradizionali indicatori (ore erogate, certificazioni conseguite ecc.) ad altri indicatori come la capacità di attivare reti sociali e di rigenerare fiducia, contrastare la dispersione scolastica, ridurre la povertà educativa, facilitare l’accesso a nuove competenze.