Home Politica scolastica DdL, perché non si valorizza la formazione svolta fuori scuola?

DdL, perché non si valorizza la formazione svolta fuori scuola?

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“Non bisogna più considerare solo ed esclusivamente il rendimento scolastico, ma premiare quelle che sono attività extra-scolastiche importantissime: la rappresentanza, la protezione civile, l’assistenza sociale, lo sport, l’arte e la musica, tutti ambiti formativi importanti tanto quanto le tradizionali lezioni scolastiche”. È un punto di vista originale quello espresso dall’associazione studentesca StudiCentro. Mentre da più parti, ad iniziare dai sindacati di settore, si chiede al Governo di premiare l’impegno profuso nella scuola, però sempre partendo dall’attività in classe, l’ambiente di formazione e crescita per eccellenza, l’associazione degli studenti va in controtendenza.

“È fondamentale, dal nostro punto di vista, riformare sì l’organo scolastico, ma anche il metro di giudizio, premiando così non solo l’eccellenza in classe, ma anche l’eccellenza fuori dall’aula di lezione”, sostiene Giuseppe Palmero, di StudiCentro.

 

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Secondo il rappresentante studentesco, invece, nel disegno di legge di riforma della scuola non ci sarebbe traccia di incentivi per coloro che si impegnano non solo fuori le aule ma soprattutto fuori scuola. “Il dibattito legato al disegno di legge sulla scuola deve portare ad interrogarsi su questioni importanti, ma ancora messe in secondo piano a cominciare dalla figura stessa dello studente: dobbiamo necessariamente riconsiderare il valore centrale del discente”.

Ad oggi, ricordiamo, le esperienze condotte dagli studenti lontano da scuola nel triennio finale delle superiori, se certificate e sostenute presso enti o istituzioni formalmente riconosciuti, conducono un punteggio maggiorato nel “cestello” che raccoglie i punti acquisiti per la maturità. Per StudiCentro, evidentemente, non basta. Il dibattito è aperto.

 

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