Home Politica scolastica DdL, sono almeno 60mila gli esclusi dal piano straordinario di assunzioni

DdL, sono almeno 60mila gli esclusi dal piano straordinario di assunzioni

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“Stabilizzare in due anni circa 160mila insegnanti è un risultato enorme e non scontato, per il quale ci siamo battuti ottenendo l’inclusione degli idonei nelle assunzioni”. Ma “non bisogna però dimenticare che mancano all’appello altri 60mila precari”. Lo sostiene Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro alla Camera, ricordando che se si attuasse un monitoraggio sul precariato scolastico, uscirebbe fuori che la platea degli aventi diritto all’immissione in ruolo dovrebbe essere allargata. E nemmeno di poco.

“L’ordine del giorno, firmato da 43 parlamentari del Pd, che il Governo ha approvato nell’Aula della Camera, chiede di avviare un monitoraggio finalizzato a verificare il numero dei docenti che negli ultimi anni hanno svolto in modo continuativo attività di insegnamento, al fine di ricomprendere queste competenze nelle assunzioni”. Tra gli esclusi dal piano assunzioni del ddl, lo ricordiamo, ci sono tutti gli abilitati con il Tfa e con il Pas.

Per Damiano non ci sono dubbi: bisogna “migliorare la normativa che riguarda l’assunzione dei precari. La battaglia sulla Buona scuola, che ha già dato importanti risultati di correzione alla Camera, deve continuare al Senato”.

A chiedere di verificare l’entità dei posti liberi e degli aventi diritto è anche l’Anief. Che rivendica un censimento. Inoltre, il sindacato autonomo ha denunciato che “le 100mila assunzioni dei precari della scuola, che il Governo italiano vuole far passare come un piano storico che abbatterà la ‘supplentite’ non sono solo sottodimensionate, ma attuate perché imposte della Commissione europea: a confermarlo è la risposta fornita in settimana dalla ‘Direzione generale occupazione, affari sociali e inclusione’ alla prima delle denunce presentate per l’abuso del precariato in Italia. Per la stessa Commissione europea, infatti, il ddl ‘La Buona Scuola’ “consentirà alla maggior parte se non a tutti i dipendenti attualmente con contratto a tempo determinato di essere assunti su base permanente”. E per questo motivo gli sviluppi e l’esito di approvazione del decreto, già approvato dalla Camera ed ora all’esame del Senato, sono sotto l’attenzione di Bruxelles.

 

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Nella risposta alla denuncia, dello stesso tenere di quella presentata anche dall’Anief, la Commissione europea spiega che i propri servizi “sono in contatto regolare con le autorità nazionali in relazione al contenuto specifico e alla progressione di tali riforme”. Pertanto, è sempre più evidente quanto sostenuto dal’Anief: il Governo italiano è stato semplicemente costretto ad attuare il piano straordinario di assunzioni previsto dal ddl “La Buona Scuola”.

Il giovane sindacato lo aveva denunciato formalmente ad inizio mese, nel giorno dello sciopero generale, quando il presidente Anief, Marcello Pacifico, è volato a Bruxelles: nella documentazione presentata all’Ue, il sindacalista ha spiegato che attraverso il ddl di riforma della scuola, l’Italia “invece di stabilizzare, non assume su tutti i posti realmente vacanti, lascia fuori dalle scuole 200 mila precari e li continua a discriminare rispetto ai colleghi di ruolo, senza prevedere alcuna tutela. Nonostante la sentenza “Mascolo” della Corte di giustizia europea del novembre 2014 e l’atto di messo in mora della Commissione UE del 2013, rimane irrisolta e confusa la situazione del precariato scolastico”.

“È sempre più evidente – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che il piano ‘ristretto’ di immissioni in ruolo predisposto dal Governo non risolverà il problema del precariato. Perché due supplenti annuali su tre continueranno ad essere inquadrati da graduatorie che non saranno affatto svuotate. Ora, da Bruxelles ci dicono anche che quelle assunzioni vanno fatte. Il nostro sindacato ha già denunciato a Bruxelles che le 100mila assunzioni sono un bluff, perché ci sono più di 100mila fuori dal piano straordinario degli aventi diritto. Per questo continuano i ricorsi in tribunale”.

 

 

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