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Decreti Delegati: diritto a partecipare, cosa sono? Il punto dopo quasi 50 anni

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Tra il 1973 e fino al maggio del 1974 furono emanati cinque atti normativi – i Decreti Delegati – che avrebbero cambiato il volto della scuola italiana e che in quasi mezzo secolo, pur con i tanti mutamenti sociali e culturali, rimangono in vigore e rappresentano l’appuntamento della fine del mese di ottobre in tutte le scuole italiane.

Sono in molti quelli che considerano i decreti del 31 maggio 1974 come uno dei tentativi più organici e strutturati, che negli anni ’70, cercarono di dare risposte alle tante questioni che stavano modificando il sistema scolastico italiano. I Decreti delegati restano in vigore ancora oggi – essendo stati recepiti all’interno del Testo unico in materia di istruzione (Decreto Legislativo 297/1994) – ma, pur mantenendo la loro attualità, attendono da tempo una rivisitazione strutturale, questo anche alla luce dei cambiamenti intercorsi nella scuola e nella società italiane.

La storia

Non fu facile negli anni 70 far approvare la legge delega, in un clima di tensione, furono infatti numerose in quegli anni le manifestazioni studentesche e i tanti scioperi sindacali degli insegnanti, insieme a dure battaglie parlamentari. Non va dimenticato che furono quegli gli anni del referendum sul divorzio e della legge 151/75 sul Diritto di Famiglia.

In origine i decreti presidenziali erano sei, ma uno decadde subito, bocciato dalla Corte dei Conti; quelli che diventarano attuativi, Decreti del Presidente della Repubblica n.i 416, 417, 418, 419, 420 del 31 maggio 1974, puntavano sull’istituzione degli organi collegiali che intendevano promuovere la democrazia nella scuola. Diverse categorie videro finalmente ricononosciuti i propri diritti partecipativi, per esempio gli studenti videro regolamentata quell’assemblea di istituto che avevano di fatto conquistato negli anni precedenti.

Non va inoltre dimenticato che con i Decreti Delegati vennero soppresse le note di qualifica (con cui i presidi valutavano annualmente ciascun insegnante), ma non passò la proposta più radicale secondo cui l’elezione del capo d’istituto sarebbe avvenuta da parte del collegio dei docenti.

Mutamenti sociali: le nuove famiglie

Da anni si parla della necessità di modificare i Decreti del 1974, in circa 50 anni, infatti, la scuola italiana e soprattutto la società italiana sono mutate in modo del tutto imprevedibile. Tra quelli che suscitano maggiore interesse ci sono per esempio i mutamenti sociali, che riguardano direttamente il diritto partecipativo di alcune categorie. Pensiamo per esempio alle nuove tipologie di famiglia: genitori single, genitori che non hanno la cittadinanza, coloro che sono “step parents”, termine inglese intraducibile, che riguarda le famiglie nate dopo altre unioni, i cui reciproci figli non sono di fatto i genitori dei bambini e dei ragazzi che però vivono con loro, e poi ci sono le famiglie di fatto, le coppie arcobaleno, i minori non accompagnati.

Come viene garantito il loro diritto alla partecipazione? A che punto è una revisione costruttiva dei Decreti anche per migliorare la partecipazione, che a parte i primissimi anni, si attesta oggi, soprattutto per le famiglie sul 10/15%?

In Europa

Nei vari stati membri dell’Unione Europea la partecipazione dei genitori alle strutture formali dei sistemi educativi si diffonde generalmente poco prima e poco dopo gli anni 70; ma in alcuni paesi come la Germania, l’Austria, la Francia, la Finlandia e la Norvegia, questo percorso è iniziato prima. Negli anni 80 viene creata una confederazione di associazioni a livello europeo l’EPA, European Parents Association, che a tutt’oggi ha un ruolo di counceling presso le istituzioni comunitarie.