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Def 2017, pochi spiccioli per la scuola?

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​”Nel DEF 2017 pochi spiccioli per la scuola, zero risorse aggiuntive per università e ricerca”.

Non usa mezze misure il senatore Fabrizio Bocchino (Sinistra Italiana) sul Documento di Economia e Finanza varato dal Consiglio dei Ministri l’11 aprile scorso, la cui risoluzione è stata approvata da Camera e Senato due giorni fa.

Tra i vari temi trattati: la riduzione del cuneo fiscale, la revisione delle aliquote Irpef, il rafforzamento degli interventi pubblici sul territorio, una spending review più selettiva, il contrasto alla povertà (redito d’inclusone), oltre a scongiurare l’aumento dell’Iva e delle accise sugli olii minerali. Latitano invece le iniziative sulla scuola, secondo il segretario della Commissione 7a Istruzione e Ricerca del Senato.

“Gli interventi sulla scuola declinati dal DEF sono tutti previsti dalle leggi di stabilità degli anni passati, mentre mancano gli interventi nuovi, che pure erano attesi. Questo governo continua a considerare istruzione e ricerca come politiche residuali – ha spiegato nel suo intervento in aula –  e non certo come motore dello sviluppo del paese”.

Lo dimostra, secondo Bocchino, la tabella del DEF in cui viene riassunta la percentuale del PIL investita per le politiche sull’istruzione, “che scende dal 3,9 % del 2010 al 3,6 del 2015 e si prevede di far scendere ancora fino a 3,4 % nel 2025 per tornare a un magro 3,6, cioè ai livelli del 2015, nel lontano 2060”.

 

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Il Senatore richiama il rapporto OCSE, ‘Uno sguardo sull’Istruzione’, che segnala come nel 2013 l’Italia sia diventata il quart’ultimo paese per investimenti sull’istruzione, rispetto a un investimento medio del 5,2% del PIL nell’insieme dei paesi OCSE.

“Un livello che non si raggiungerà neanche fra 40 anni, secondo i dati forniti da questo governo – nota ancora Bocchino –  tale livello non è riconducibile al basso livello della spesa pubblica, che cala solo di appena il 2% nell’ultimo quinquennio, mentre la spesa per l’istruzione è calata dell’8% nello stesso periodo, vale a dire che la spesa per l’istruzione è stata ridotta molto più di quanto è stata contenuta la spesa pubblica in generale”, prosegue il Senatore.

“Anche sul fronte delle prossime assunzioni nella scuola, una delle bandiere di questo governo, abbiamo visto che secondo il MEF i 400 mln stanziati nel 2018 corrisponderanno a non più di 8.000 nuove assunzioni con ricostruzione di carriera, a fronte di circa 126.000 contratti precari assegnati ancora quest’anno nelle scuole, del tutto insufficienti quindi ad assicurare la stabilità e quindi la continuità didattica”.

La Commissione europea, che ha messo in guardia l’Italia sui rischi di ben due possibili procedure di infrazione, si esprimerà sul DEF e sulla ‘manovrina’ entro il prossimo mese di maggio.

 

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