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Diplomati magistrale, il PD attacca la Lega: “Solo demagogia. Ma non si può espellere chi lavora da anni”

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Il partito democratico, tramite la senatrice Laura Fasiolo, accusa la Lega Nord di sfruttare la campagna elettorale per fare demagogia sul caso dei diplomati magistrale. Ecco il comunicato del Pd:

E’ chiaro a tutti che la campagna elettorale è ben che iniziata. La Lega ha fatto bella mostra di sé partecipando allo sciopero dei precari con diploma magistrale di lunedì contro il Governo e le forze politiche che lo sostengono. Una mossa strumentale e demagogica e che non ha nulla a che vedere con le rivendicazioni dei dimostranti.

 
Sono convinta delle tante ragioni dei Diplomati Magistrali, specie di quelli già in ruolo “provvisoriamente”, ma uno sciopero contro il MIUR a seguito di una sentenza del Consiglio di Stato in Adunanza Plenaria, non mi pare una risposta pertinente.
Il Consiglio di Stato è un organo giurisdizionale di rilievo costituzionale che ha funzioni consultive e, appunto, giurisdizionali; è giudice speciale amministrativo, in posizione di terzietà rispetto alla pubblica amministrazione italiana (art.103 Cost.). 
 
Che ci azzecca, perciò, uno sciopero contro il Governo, il PD, la Ministra?
 
Il Governo, a ben vedere, non ha alcuna responsabilità diretta (e tantomeno la legge 107, cd “buona scuola”). Tuttavia, buon senso ha voluto che l’esecutivo chiedesse un pronunciamento dell’Avvocatura dello Stato per valutare le azioni da intraprendere e i margini di manovra nel rispetto di una sentenza che va eseguita. In più, in via cautelativa il MIUR ha stabilito che fino al termine dell’anno scolastico nessun docente sarà sollevato dal suo incarico, questo nell’interesse dei docenti e delle famiglie.
 
Il gruppo del Pd in Senato sta lavorando da tempo sul tema dei precari con diploma magistrale (DM) e, senza fare clamore, si è occupato anche dei TFA (tirocini formativi attivi). Sono temi sui quali si deve ad oggi trovare la quadra tra interessi, che spesso tra loro confliggono, e risorse disponibili. Parliamo di problematiche complesse che non riguardano solo i DM ma anche i laureati e i precari storici delle graduatorie ad esaurimento (GAE) che richiedono un articolato sistema di pesi e contrappesi.
C’è la tendenza a semplificare numeri e cifre e, in questo caso, si sente parlare genericamente di 43mila interessati dal provvedimento del Consiglio di Stato. Vediamo indicativamente la realtà dei numeri: sono circa 2000 gli insegnanti già assunti con sentenze passate in giudicato, circa 3000 quelli assunti con riserva e circa 43mila quelli inseriti nelle GAE.
Sostengo le ragioni dei DM perché a mio parere non è pensabile espellere dal circuito lavorativo chi lavora nella scuola da anche 15/18 anni con un diploma allora, per legge, abilitante.  La fase di transizione tra le due normative, quella antecedente  in cui non era necessario il diploma di laurea e quella successiva che lo rendeva condizione indispensabile d’accesso all’insegnamento, era l’occasione per formare obbligatoriamente i docenti non laureati già inseriti nella scuola e predisporre idonei meccanismi di formazione integrativa e di reclutamento. Poco o nulla di ciò è stato fatto. E la Ministra apre al dialogo, peraltro mai chiuso.
Il numero degli insegnanti direttamente interessati dal pronunciamento è considerevole: continuiamo ad operare perché il problema possa essere concretamente risolto, diffidando da chi promette, attraverso scorciatoie populistiche. Ai problemi complessi vanno date risposte complesse, come il Governo sta facendo ed  ha fatto , con la più straordinaria immissione in ruolo di personale della scuola mai avvenuta nella storia del Paese.