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Diritto allo studio: pochi studenti sanno degli strumenti e dei benefici della Borsa di studio per la carriera universitaria

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La borsa di studio? Un aiuto economico attraverso cui si intende garantire ai capaci e meritevoli, privi di mezzi, il diritto di raggiungere i più alti gradi di istruzione, come sancito dalla nostra Costituzione. Ma conosciuto da pochi. 

A sostenerlo uno studio di LaVoce.info che sottolinea pure che i beneficiari abbandonano meno gli studi e conseguono il titolo con maggiore velocità. Ma soprattutto, la borsa di studio rappresenta un incentivo a iscriversi al sistema universitario.

Lo studio della Voce, per sapere se i neo diplomati ne conoscono l’esistenza, ha interpellato un campione rappresentativo di 6.500 studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori in Piemonte (anno scolastico 2022-2023), rilevando un’importante carenza di informazioni riguardo al diritto allo studio universitario. Sebbene il 95 per cento dichiari di esserne a conoscenza, solo il 6 per cento identifica correttamente i requisiti necessari per accedervi; appena il 3 per cento sa come si presenta la domanda; neanche il 9 per cento conosce l’ente regionale che la eroga e presso cui occorre fare la richiesta.

L’aspetto più importante che la ricerca ha evidenziato, riguarda le rilevanti lacune informative da parte dei soggetti che a vario titolo hanno la competenza sul diritto allo studio universitario (Dsu): ministero, regioni, enti gestori del Dsu, atenei. 

Inoltre sembra pure che siano gli studenti del Sud i più informati, data la più elevata percentuale di richiedenti la borsa in rapporto agli iscritti, forse anche per un più efficace scambio di informazioni tra pari.

Riepilogando, dunque, si è capito dalla ricerca che il tasso di iscrizione al sistema universitario degli studenti “informati” dei benefici della borsa di studio hanno una probabilità di iscriversi superiore di 2,8 punti percentuali, con un effetto più marcato per le studentesse (+4,0 punti percentuali); per gli studenti iscritti ai licei (+3,9 punti percentuali); per chi, prima dell’azione informativa, aveva dichiarato di aver partecipato a poche attività d’orientamento (+3,6 punti percentuali), segno che si è inciso proprio sui più disinformati; per gli studenti incerti se proseguire gli studi per motivi economici (+8,3 punti percentuali); mentre per chi è incerto per ragioni di altra natura, l’informazione non ha prodotto effetti.

Per i diplomati degli istituti professionali e dei tecnici, il cui percorso formativo è prevalentemente indirizzato verso il mondo del lavoro, essere o meno informato non ha prodotto effetti significativi.

E ancora: il 29 per cento degli studenti informati ha presentato domanda, rispetto al 22 per cento dei non informati, mentre risulta importante il fatto che gli studenti con genitori non diplomati, grazie al diritto allo studio, possano, con +15,9 punti percentuali, iscriversi all’università.

Dunque, la ricerca dimostrerebbe che informare sulla borsa di studio può rappresentare un elemento decisivo nella scelta post-diploma, in particolare per gli studenti con dubbi sulla continuazione degli studi associati a difficoltà economiche, in conformità al dettato costituzionale: rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale.

Da qui pure la considerazione finale importantissima: “l’azione informativa sulla borsa potrebbe rappresentare uno strumento strategico per aumentare le immatricolazioni universitarie in Italia, uno tra gli ultimi paesi in Europa per percentuale di laureati nella fascia di età 25-34 anni. E potrebbe avvenire quasi a costo zero, tramite la pubblicazione di opuscoli o comunicazioni sui registri elettronici scolastici, accessibili a studenti e genitori. Di questa attività potrebbe – e dovrebbe – farsi carico in primo luogo il ministero, in qualità di ente centrale operante su tutto il territorio nazionale”.