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Docente sarda in anno sabbatico per pulire il Mediterraneo invaso dalla plastica: in 7 mesi ne ha raccolte 3 tonnellate, ora pubblica ‘Plastichiadi’

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Si chiama Carola Farci, ha 33 anni ed è docente di ruolo di storia e italiano in un liceo di Cagliari. Si è “allontanata” un anno da scuola, prendendo un anno sabbatico, per una causa davvero nobile: ripulire le coste dell’Europa, in sette mesi di viaggio ha attraversato 11 Paesi e percorso in compagnia del suo cane Polly 14mila chilometri.

L’esperienza, scrive Adnkronos, è stata vissuta assieme a tre coetanee di Germania, Kenya e Tunisia della serie ‘Wonder Women – Storie di donne ordinarie che fanno cose straordinarie’, prodotta da Unknown Media per l’ong WeWorld e presentata sabato 27 maggio in anteprima a Milano alla 13esima edizione del WeWorld Festival.

La prof sarda ha ammesso di “soffrire” di ‘ansia ecologica’: già da piccola aveva infatti l’abitudine di pulire il litorale di Cagliari.

“Durante la pandemia – racconta la prof – sono andata a stare da mio padre, che vive davanti alla spiaggia e l’unica cosa che potevo fare era uscire e portare fuori il cane. Come altre persone, pulivo lo stesso tratto varie volte al giorno, ma nonostante questo trovavo sempre qualcosa da raccogliere”, racconta all’agenzia di stampa la docente Carola, che è anche amante di immersioni subacquee: “Vado fino a 42 metri di profondità e anche lì si trovano rifiuti”, dice con una certa amarezza.

Poi riferisce che nell’estate 2021, durante una vacanza nel Golfo di Napoli, a bordo di una barca a remi fu “travolta da un fiume di plastica: ho tentato di buttarmi a raccoglierla, ma era troppa”. In quel momento ha detto “basta”, promettendo a sé stessa che avrebbe dovuto “trovare del tempo per fare per l’ambiente qualcosa di più della pulizia di mezz’ora al giorno”

A metà ottobre dello stesso anno la ‘eco-prof’ passa ai fatti: prende un periodo di aspettativa (non pagata) e parte per il suo viaggio da “spazzina” delle coste, così la definisce ancora Adnkronos, per Italia, Grecia, Turchia, Bulgaria, Macedonia, Kosovo, Albania, Montenegro, Bosnia, Croazia e Slovenia.

“Credevo che il Mediterraneo fosse rimasto un minimo preservato dallo schifo che si vede in altre parti del mondo, invece è invaso dalla plastica. Mi sono ritrovata a camminare su bottiglie, fustini di detersivo e pannolini. In sette mesi da sola ho raccolto più di tre tonnellate di plastica, per lo più bottiglie, bicchieri e buste”, racconta.

Il Paese più sporco? “Assolutamente l’Albania, è messo anche peggio della Turchia”. I Paesi risultati più puliti, in base alla sua esperienza, sono “Slovenia e Croazia, seguite dall’Italia, che è al terzo posto. Questo fa capire quanto siano sporchi gli altri Paesi”, ha tenuto a dire Carola Farci.

La docente alla fine di ogni spedizione quantificava l’immondizia con un ‘pesa valigie’, prima di buttarla nella spazzatura (quasi sempre nell’indifferenziata, perché la raccolta della plastica ha scoperto che non si fa quasi da nessuna parte).

Ma Carola nel suo viaggio ha trovato anche tanti oggetti ‘da salvare’: palloni da calcio, rastrelli, secchielli e palette per bambini, e poi bicchieri e set di piatti in ceramica, ma anche oggetti particolari.

L’oggetto più strano trovato durante la sua esperienza di pulizia del mare è stato invece “un candelabro a forma di Gesù Cristo trovato sull’isola di Tinos, in Grecia”. Quello che si è rivelato più utile è stato invece un martelletto in legno, raccolto lungo un fiume in Bulgaria e servito per battere all’asta, dopo averlo disinfettato, tutto il bottino riportato al ritorno in Italia. Il ricavato è stato destinato, tramite l’associazione Treeonfy, alla piantumazione di 6.000 alberi.

Tornata in Italia, l’insegnante ha deciso di iscriversi a due master su sostenibilità e cambiamento climatico.

Inoltre, ha scritto e pubblicato il libro ‘Plastichiadi’, con l’editore sardo Condaghes, con i diritti d’autore che verranno devoluti per opere di riforestazione in Italia. Poi,

“Ho capito che, proprio perché ho visto tutto quello che c’è nelle nostre spiagge, è mio dovere raccontarlo a più persone possibile”: naturalmente, i primi a cui lo ripete con costanza sono i suoi alunni.