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Docenti religione, 15 mila da assumere: i sindacati chiedono aiuto alla Cei, che però vuole il 30% di supplenti

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I sindacati insistono per sbloccare al più presto le assunzioni in ruolo dei docenti di religione, per i quali l’ultimo concorso bandito risale addirittura al 2004: dopo avere tentato la via del disegno di legge in Parlamento, le organizzazioni sindacali si sono compattate e hanno deciso di chiedere il sostegno della Conferenza episcopale italiana.

La richiesta unitaria: serve una doppia procedura

Cisl Scuola, Flc Cgil, Uil Scuola Rua e Fgu/Snadir hanno così incontrato, il 4 giugno, il responsabile del servizio nazionale per l’Insegnamento della religione cattolica della CEI, Don Daniele Saottini, per un confronto sul tema del reclutamento dei docenti di religione cattolica.

Le organizzazioni sindacali hanno in modo più specifico sottolineato come sia necessario e urgente sollecitare l’emanazione di un provvedimento normativo che preveda l’attivazione, nel corso dell’anno scolastico 2019/2020, di due specifiche procedure di reclutamento, una di carattere ordinario, l’altra di natura riservata rivolta al personale docente che abbia svolto almeno 36 mesi di insegnamento, prevedendo anche la possibilità dello scorrimento degli elenchi del concorso 2004 in quelle regioni in cui vige ancora la graduatoria di merito: in lista di attesa, ormai da quasi 15 anni, ci sono infatti ancora alcune migliaia di docenti di religione che hanno superato quel concorso senza mai essere assunti.

“La proposta, da assumere con carattere d’urgenza, si pone in linea di coerenza – scrivono i sindacati unitari – rispetto alla proposta di attivazione, in discussione al tavolo tematico su reclutamento e precariato, di una ‘modalità transitoria’ di abilitazione e assunzione che interessa una platea di oltre 50.000 docenti di terza fascia d’istituto”.

L’immissione in ruolo sarebbe dietro l’angolo

Ora i sindacati sperano che l’incontro dia ulteriore forza alle azioni da intraprendere verso il Miur e, soprattutto, il Governo: l’obiettivo, concludono, è quello di “assumere le iniziative necessarie sul piano legislativo per dare positiva risposta alle attese dei precari docenti di religione cattolica e in particolare di quelli con almeno 36 mesi di servizio”.

Rispetto alle altre discipline, però, l’eventuale formazione di graduatorie post Pas si tradurrebbe in un passaggio rapido verso l’immissione in ruolo: per questi docenti, infatti, le altre graduatorie dei precari (GAE e GMR del concorso 2018) non esistono. L’unica che vi sarebbe ancora da smaltire è quella del concorso del 2004, quindi di una graduatoria di merito, ma si tratta di solo 2.700 precari, a fronte di circa 15 mila vacanti.

Il vincolo del 70% di cattedre costituite

Ma per vedere anche solo avvicinare la copertura di quel numero altissimo di cattedre di religione senza titolare, c’è sempre da superare il vincolo posto dalla legge n. 186/2003 che fissa l’organico dei docenti di religione di ruolo al 70% del numero complessivo delle cattedre costituite: lo Snadir ha chiesto in più occasioni di elevare quella soglia al 90%, permettendo in questo modo di sbloccare molti più posti per le immissioni in ruolo. Altrimenti, il via libera ai Pas abilitanti rischia di produrre solo precari qualificati ma con poche possibilità di essere assunti a tempo indeterminato, almeno nel breve periodo.

Paradossalmente, però, a non avere alcun interesse per elevare la soglia del 70% di cattedre utili ad immissioni in ruolo e trasferimenti, è proprio la Cei: la stessa alla quale i sindacati hanno ora chiesto aiuto per stabilizzare il personale.