Home I lettori ci scrivono Docenti pensionati italiani ritenuti “ricchi”

Docenti pensionati italiani ritenuti “ricchi”

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Circa 30 anni fa a Padova, nella storica Scoletta della Basilica di Sant’Antonio, venne a relazionare ad un corso di aggiornamento per docenti, Giovanni Gozzer, noto Pedagogista di fama mondiale. Egli allora ci disse con monito profetico: “Voi siete più giovani di me ed assisterete al fenomeno del cattocomunismo cioè all’incontro ”micidiale” del solidarismo marxista con quello cattolico”.

Gozzer, morì e noi stiamo vivendo quello che ci disse preoccupato. Siamo, in sintesi, alla filosofia politica di prendere a chi ha per dare a chi ha meno, fino a non poter più prendere nulla ai poveri sempre più diffusi nell’ambiente sociale italiano.

Il Governo Monti con il Ministro Fornero, che pianse anche, bloccarono l’aumento di contingenza ai pensionati con pensioni superiori a tre volte il minimo poco più di 1400 euro lordi. Poco dopo la Corte Costituzionale sentenziò l’incostituzionalità del blocco della contingenza ai pensionati ”ricchi”. Il Governo Renzi fu costretto a pagare per ottemperare alla Sentenza suddetta con un Decreto legge che vanificava di fatto il rigore della sentenza stessa e in agosto 2015 i pensionati “ricchi” si videro dare dell’elemosina, mentre ai possibili milioni di suoi elettori diede 8 euro al mese in più.

La Corte Costituzionale partorì una seconda Sentenza che annullava la prima e pontificava l’operato governativo renziano. Molti pensionati fecero ricorso in Italia e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ma le Autorità costituite per elargire la Giustizia pensionistica applicano il”cattocomunismo”.

Leggiamo l’ultima sentenza europea:”La Corte di Strasburgo boccia la ‘class action’ sulle pensioni. ‘Decreto Poletti non viola diritti’.

La Corte europea dei diritti umani ha respinto, dichiarandolo inammissibile, il ricorso di 10.059 pensionati contro il decreto Poletti (2015) sulla perequazione delle pensioni dal 2012. Nella loro decisione, che è definitiva, i giudici di Strasburgo affermano che le misure prese dal governo e dal legislatore non violano i diritti dei pensionati.  I pensionati, rappresentati tutti dall’avvocato Pietro Frisani, avevano presentato ricorso a Strasburgo all’inizio dell’anno contro il decreto Poletti (n.65/2015) sostenendo che il provvedimento – adottato per rimediare alla bocciatura da parte della Corte Costituzionale di quanto previsto dal decreto ‘salva-Italia’ del 2011 – avrebbe “prodotto un’ingerenza immediata sulle loro pensioni per il 2012 e 2013 e permanente per effetto del blocco sulle rivalutazioni successive”.

Inoltre, secondo i ricorrenti, la misura “non ha perseguito l’interesse generale, è sproporzionata” e avrebbe violato il loro diritto alla proprietà. La Corte di Strasburgo gli ha dato torto. Nella decisione d’inammissibilità i giudici sostengono che la riforma del meccanismo di perequazione delle pensioni è stata introdotta per proteggere l’interesse generale. In particolare per “proteggere il livello minimo di prestazioni sociali e garantire allo stesso tempo la tenuta del sistema sociale per le generazioni future”, e questo in un periodo “in cui la situazione economica italiana era particolarmente difficile”.

In secondo luogo la Corte osserva che “gli effetti della riforma del meccanismo di perequazione sulle pensioni dei ricorrenti non sono a un livello tale da esporli a delle difficoltà di sussistenza incompatibili con quanto prescritto dalla convenzione europea dei diritti umani”. Insomma l’interesse sociale intese dall’Europa è fare cassa su docenti pensionati in primis! Lo studio legale fiorentino ricorrente aveva promesso di chiedere anche il danno morale subito dai pensionati ricorrenti. A me aveva risposto che avendo già fatto ricorso tramite sindacato Snals non potevo ricorrere oltre le Alpi. Mi scrivono alcuni conoscenti ed amici pensionati che le tasse sono eccessivamente elevate ai pensionati “non ricchi” supposto che quelli di 4mila euro al mese siano ricchi. Come non dargli ragione?

Ma il Governo diretto dall’Avv. Conte, che non dovrebbe essere cattocomunista almeno per la componente leghista, ha intenzione politica di continuare a fare cassa anche sui pensionati non poverissimi come i docenti laureati che hanno 600 euro mensili di tasse sulle modeste pensioni? Speriamo di no! In Germania, dove lo stato sociale funziona meglio che da noi, la tassazione sulle pensioni è più equa.

Con l’introduzione del metodo contributivo per il calcolo della pensione e dell’adeguamento dei requisiti per il pensionamento con le aspettative di vita in futuro sarà sempre più difficile ottenere una pensione dignitosa. Ecco perché da anni si parla di introdurre una pensione di garanzia, così da riconoscere ai giovani d’oggi un assegno previdenziale dignitoso. Ad oggi però di pensione di garanzia si è solamente discusso nelle commissioni parlamentari, senza che un provvedimento di questo genere venisse approvato dal Parlamento. Semmai la soluzione per incrementare l’importo della pensione potrebbe essere quella di aderire ad un fondo pensione, così da avere una pensione integrativa a quella riconosciuta dallo Stato. Il problema è che solo la minoranza degli italiani oggi ha deciso di farlo; anche se in crescita rispetto agli altri anni, infatti, solo un terzo della forza lavoro (dati Covip) ha aderito ad un fondo pensione, per un totale di 8,3 milioni di italiani (il +7,1% rispetto all’anno precedente). E pensare che gli italiani sono universalmente riconosciuti come “popolo di grandi risparmiatori”; eppure il nostro Paese è indietro rispetto ad altri come l’Inghilterra dove l’adesione alla previdenza complementare è un obbligo imposto dallo Stato.

Ed è proprio di questo che parla l’ultima ricerca Schroders Global Investor Study 2018, nella quale sono stati presi in esame 30 Paesi; secondo questo report, infatti, gli italiani sono sì dei grandi risparmiatori ma sono allo stesso tempo poco lungimiranti visto che solo una minima parte dei lavoratori decide di accantonare una parte di reddito per garantirsi in futuro una pensione più adeguata. A sparlare dell’Italia, spesso hanno l’ardire eminenti personaggi politici stranieri. Ma chi ci difende da simili ingiurie come quella che gli italiani risparmiano poco!

Giuseppe Pace