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Draghi: “Sistema scuola inefficiente, bisogna premiare il merito”

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“Non basta aumentare le risorse per migliorare l’efficienza del sistema scolastico”: è questo il messaggio che il Governatore di Bankitalia ha lanciato nel discorso del 31 maggio.
Mario Draghi, anzi, è impietoso nella sua analisi e parla esplicitamente di “grave lo spreco causato dal basso impiego del segmento più vitale, più promettente della popolazione”.
“Negli ultimi dieci anni – ha ricordato Draghi – l’Italia ha ridotto il divario rispetto ai paesi avanzati nella diffusione dell’istruzione tra i giovani, ma il ritardo accumulato peserà ancora a lungo sul livello medio del capitale di istruzione degli italiani. Nel 2003 le quote di diplomati e laureati nella fascia d’età tra 25 e 64 anni erano in Italia rispettivamente pari al 34 e al 10 per cento del totale, contro medie del 41 e del 24 nei paesi dell’OCSE”.

D’altronde i numeri parlano chiaro; tra il 2001 e il 2006 la spesa complessiva per l’istruzione è aumentata in modo consistente:
2001    35.787 milioni
2002    37.734 milioni
2003    39.736 milioni
2004    40.269 milioni
2005    40.271 milioni (somma indicata nel pre-consuntivo)
2006   45.513 milioni (previsione di spesa, comprensiva di 3.233 milioni di euro destinati al pagamento degli arretrati contrattuali)
Il fatto è che le maggiori risorse sono state destitnate quasi esclusivamente alle spese di personale: gli investimenti (che già nel 2001 arrivavano appena a 240milioni di euro) sono progressivamente calate fino a toccare nel 2006 la cifra pressochè simbolica di 24milioni di euro (una media di 2.400 euro per ciascuna istituzione scolastica !)
Né sono andate meglio le spese per gli “interventi” (innovazione, formazione, aggiornamento, ecc..) che sono passate dai 700milioni di  euro del 2001 ai 535 del 2006).
Forse anche per questo “la qualità dei risultati presenta aspetti critici”, come ha osservato Draghi che ha aggiunto: “A quindici anni gli studenti italiani hanno accumulato un ritardo nell’apprendimento della matematica equivalente a un anno di scuola”
Non solo, ma è ormai assodato che “A questo difetto di efficacia se ne aggiunge uno di equità: il successo scolastico nella scuola superiore e all’università è fortemente correlato alle condizioni della famiglia di provenienza”.
Ma c’è una soluzione ?
“Bisogna guardare all’esperienza di altri paesi europei, quali Svezia, Finlandia, Regno Unito, che hanno sperimentato strumenti per migliorare il rendimento del sistema di istruzione e di ricerca, rafforzando la competizione fra scuole e fra università – ha sottolineato Mario Draghi – Prima ancora che maggiori spese, occorrono nuove regole che premino il merito di docenti e ricercatori”.
La ricetta troverà d’accordo il mondo della scuola ? 
I sindacati accetteranno che le carriere non siano legate esclusivamente all’anzianitò ? I politici avranno il coraggio di fare propri i suggerimenti del Governatore ?
A parole tutti sono d’accordo che bisogna premiare il merito, ma finora questa strada non è ancora stata neppure tentata.