Home Precari E i precari si rivolsero al legale

E i precari si rivolsero al legale

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Vistasi svanire, da un anno all’altro, la possibilità di ottenere la sudata assunzione a tempo indeterminato ora rischiano pure la beffa di perdere le supplenze le cui assegnazioni sono pure in ritardo.

E così, scrive la Gazzetta, un nutrito gruppo di precari si è persino rivolto a un legale per studiare iniziative per «mobilitarsi e opporsi a questa evidente ingiustizia».

 Il gruppo è costituito da insegnanti di scuola d’infanzia  che assieme ai maestri di scuola elementare, dopo anni di risalita delle graduatorie, arrivando in una posizione che garantiva l’assunzione, si sono visti retrocessi.

“Quest’anno sono stati inseriti 163 nuovi insegnanti provenienti dalle province limitrofe, soprattutto Verona e Brescia – spiegano le insegnanti – su un totale di 369 docenti attualmente presenti in graduatoria”.

Tra le docenti che si sono rivolte all’avvocato, molte delle quali originarie di regioni del sud ma residenti nel Mantovano da anni, c’è chi è passata dalla posizione 59 a 112, da 89 a 163 e simili. Il caso estremo è rappresentato dalla precaria che finalmente destinata ad arrivare al primo posto, è scivolata al 122°.

L’avvocato esclude, almeno per ora, ricorsi al Tar, ma punta alla Corte europea, alla circostanza che il Ministero assumendo e licenziando a ripetizione dei lavoratori ora sarebbe costretto, per legge, ad assumerli.

“È da notare che sussiste un chiaro divario numerico tra le insegnanti che da anni lavorano nel territorio – dicono – investendo professionalità nelle scuole del mantovano e che da anni aspettano un incarico a tempo indeterminato e le insegnanti di altre provincie inseritisi in graduatoria solamente quest’anno. Precisiamo che tutte le azioni che si intraprenderanno non sono rivolte contro i colleghi ma contro uno sistema che non tiene conto dei diritti di tutti i lavoratori e continua a non regolamentare questo delicato settore. A questo proposito anche la Corte Europea si è espressa e in autunno dovrà uscire una sentenza”.