
Si fa gran parlare degli emendamenti approvati lo scorso 15 ottobre al provvedimento in merito a “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico”, il cosiddetto Ddl Valditara o Ddl Sasso. Il pedagogista Daniele Novara ha detto la sua.
“Ritengo davvero inammissibili questi inceppamenti istituzionali e politici sulla necessità di avere una legge sull’educazione sessuale a scuola, presente in tutti i Paesi europei. L’idea che l’educazione, e in particolare l’educazione sessuale, porti necessariamente verso i temi LGBTQ+ è quantomeno grottesca e finisce col creare una situazione che definirei imbarazzante, per non dover usare termini più pesanti”.
“Rischio che non si può correre”
“Questa grave carenza fa invece il gioco dei siti porno, che gongolano nel loro business ormai prevalentemente rivolto proprio ai ragazzini” – continua il pedagogista – “Ragazzini che, inconsapevolmente, finiscono per assorbire modelli sessuali terribilmente misogini e l’idea del corpo femminile come un oggetto può condurre a forme estreme di possesso. È un rischio che non si può e non si deve correre”.
“La politica deve intervenire attraverso la scuola, dando ai ragazzi e alle ragazze le informazioni necessarie e possibilità di riflessione e approfondimento. È la scuola il luogo elettivo per questa azione formativa”, afferma Novara. “I genitori sono spesso troppo coinvolti emotivamente e non beneficiano di quella distanza che fa parte della comunità scolastica, dove si possono affrontare tematiche senza spiegoni, senza il giudizio genitoriale e senza quell’inevitabile effetto di respingimento che causano mamma e papà quando affrontano il tema della sessualità. La scuola è il luogo a cui la società delega la formazione delle nuove generazioni, l’apprendimento dei basilari per stare bene con sé stessi e con gli altri, ma soprattutto per vivere assieme”, conclude Novara. “E la base del vivere assieme sono le relazioni affettive e sessuali”.
Consenso informato, cosa cambia?
Il ddl “in materia di consenso informato in ambito scolastico” prevede che i genitori siano informati sui corsi che la scuola intende realizzare anche con soggetti esterni in ambito sessuale e che diano il loro assenso scritto. La norma nasce dall’esigenza di evitare che le famiglie non siano rese partecipi di scelte educative che vanno al di là di quanto rientra nella ordinaria didattica.
Per parlare di sesso a scuola servirà il consenso informato (e preventivo) delle famiglie. E, in caso di coinvolgimento di esperti esterni, occorrerà anche la delibera del Collegio dei docenti previa autorizzazione del Consiglio di istituto, come riporta IlSole24Ore. Nella scelta dei soggetti esterni che potranno partecipare ad attività scolastiche vanno tenuti presenti i criteri di selezione fissati dal Collegio docenti per la comparazione e a valutazione dei loro titoli, oltre che della loro comprovata esperienza professionale, scientifica o accademica.
Il testo, analizzato da Fanpage, allarga il consenso informato a tutte le lezioni e attività che riguardano “materie di natura sessuale, affettiva o etica”. Tutto ciò alla secondaria di secondo grado: le attività di educazione sessuale sono vietate ai bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria e ora anche a quelli della scuola secondaria di primo grado.
Il sondaggio
La Tecnica della Scuola chiede ai suoi lettori, in prevalenza docenti: siete d’accordo con la decisione di vietare l’educazione sessuale fino alla scuola media?



