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Educazione sessuale, la petizione di tre attivisti raccoglie 35mila firme: “L’Italia è indietro, parlare di affettività già all’asilo”

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Le questioni legate alla possibilità di educare gli alunni, tra le mura scolastiche, alla sessualità e all’affettività è dibattuta da tempo, tra detrattori e, invece, persone che pensano che si tratti di qualcosa di importante per la crescita e lo sviluppo dei più piccoli. Come riporta la Repubblica tre giovani attivisti si stanno muovendo per portare questo tema all’attenzione del prossimo Governo.

Isabella Borrelli, Andrea Giorgini e Flavia Restivo, sono questi i nomi dei tre fautori di una petizione online creata su Change.org in cui si chiede di inserire all’interno delle scuole della regione Lazio l’educazione sessuale e affettiva. Al momento sono state raccolte 35mila firme.

I tre giovani, intervistati dal quotidiano, hanno spiegato di voler estendere la richiesta a livello nazionale approfittando del vicino insediamento del nuovo Governo dopo le elezioni del 25 settembre. L’iniziativa è nata durante la campagna elettorale per il sindaco di Roma del 2021. I tre giovani hanno tra i 25 e i 30 anni e arrivano da background molto diversi tra loro.

Dietro questa petizione c’è la voglia di inserire, nei percorsi scolastici di domani, l’educazione all’intimità, alla sessualità e all’affettività per cambiare il sistema scolastico nel profondo. “Ci siamo resi conto – spiega Restivo – che questa richiesta poteva essere portata avanti solo dalla nostra generazione, realmente interessata a cambiare il paradigma sociale di cui siamo schiavi. Volevamo portare avanti le promesse fatte durante la campagna elettorale, essendo noi in primo luogo persone non provenienti dal mondo politico in senso classico. La petizione nasce anche dai problemi incontrati sulla strada di ognuno di noi, che hanno alimentato la nostra esigenza di provare ad invertire la rotta”.

“Volevamo fare le cose gradualmente – ha aggiunto Restivo – ma l’improvvisa crisi di governo e l’imminente cambio di timone della Regione stessa ci hanno spronato a fare quel salto in più che desideravamo da tempo. Per mesi le persone ci hanno chiesto di estendere la nostra proposta a livello nazionale ed è quello che faremo a partire da settembre”.

“Ci sono cose più importanti”

I tre hanno sottolineato il fatto che in Italia l’educazione sessuale è percepita spesso ancora come un tabù, qualcosa di inutile o addirittura dannoso per i giovani, come ha dimostrato un nostro recente sondaggio. L’Italia è, in effetti, uno degli otto paesi dell’Unione Europea che non prevede un programma di educazione sessuale nelle scuole di alcun grado. “Credo ci sia un generale sconforto – ha detto Isabella Borrelli – che fa pensare alle persone che non si possa fare, che le singole cittadine non possono influenzare e fare politica. A questo si unisce un diffuso benaltrismo di ‘ci sono cose più importanti'”.

Ecco in cosa consiste la proposta nel concreto: “Per come l’abbiamo pensata noi l’educazione sessuale dev’essere smart, accessibile e capace di generare nuovo lavoro emerso, se pensiamo che ad oggi l’ordine dei sessuologi è un albo ancora non riconosciuto dalla ASL e nessuno formato in materia sessuale può dichiararsi tale”, ha spiegato Giorgini.

Educazione sessuale per prevenire episodi di violenza di genere

L’educazione sessuale sicuramente sarebbe un’ottima alleata nel contrastare, già alla radice, atteggiamenti violenti e discriminanti: “La violenza di genere – ha spiegato Giorgini – è il culmine di una cultura di genere fondata sul ruolo del padre e la supremazia del maschile. Pertanto, mettere in discussione questo sistema di relazioni fin dall’infanzia ci aiuta a riconoscere il marcio dove esso si annida, esattamente come gli anticorpi fanno con gli agenti patogeni”. 

Gli attivisti credono anche nell’importanza di attivare questo tipo di insegnamento già nei primi cicli scolastici, ovviamente differenziandone i contenuti: “Un’altra novità sarà quella di abbassare l’età per l’educazione sessuoaffettiva. Ci piacerebbe partire dalle scuole medie con l’educazione sessuoaffettiva e dalle scuole elementari con l’educazione all’affettività”.

“Insegnare alle piccole persone – ha concluso Borrelli – che esiste uno spazio personale e un’intimità già dalle materne penso che avrebbe un impatto considerevole sulla vita di ciascuno. Figuriamoci poi alle medie e al liceo parlare di cultura del consenso, piacere, contraccezione, affettività e relazioni”.