Home Estero Erasmus+, un report sull’impatto qualitativo per lo staff della scuola in mobilità

Erasmus+, un report sull’impatto qualitativo per lo staff della scuola in mobilità

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Il 29 luglio abbiamo dato notizia dell’aumento di partecipazione alla formazione Erasmus+ da parte di insegnanti e personale della scuola in genere.

In proposito, Erasmus+ ha pubblicato il report dal titolo “L’impatto qualitativo della mobilità dello staff nei progetti KA101 – Istruzione scolastica“.

Cos’è l’azione KA101

L’azione chiave 101 del programma Erasmus+, mobilità individuale per l’apprendimento, abbreviata in KA101, è nata per offrire opportunità di formazione all’estero di tutto il personale scolastico, che può scegliere un’esperienza di apprendimento legata alla propria attività professionale.

I percorsi di apprendimento sono finalizzati alla partecipazione a corsi strutturati e ad eventi formativi, ad attività di job-shadowing, ovvero periodi di osservazione in un istituto partner di un altro paese, oppure la mobilità può prevedere un periodo di insegnamento o formazione in un istituto partner europeo.

Cosa ha studiato il report

Il report si è concentrato sull’impatto qualitativo delle esperienze vissute da docenti, formatori, dirigenti, amministrativi che hanno ritenuto importante e fondamentale realizzare un percorso di apprendimento in un altro paese.

L’indagine si è concentrata soprattutto sull’analisi dei Participant Report, compilati dal personale che ha lavorato in job shadowing.

I circa 12.000 questionari on line analizzati si riferiscono ai 624  progetti KA101 e KA104 finanziati dal 2015 al 2018.

Partono di più le donne

Innanzitutto è emerso che il ‘partecipante tipo’ alla mobilità KA1 è di sesso femminile, ha un’età media 50 anni, frequenta un corso strutturato di durata media di 7/8 giorni; inoltre, che la meta solitamente è un paese anglofono, i bisogni formativi si concentrano sull’apprendimento linguistico ma anche metodologico, oltre al rafforzamento e all’acquisizione di competenze professionali.

Si parte per migliorare la conoscenza della lingua, ma non solo

La formazione all’estero produce quasi sempre un miglioramento della conoscenza della lingua straniera e in particolare rafforza le competenze legate agli aspetti metodologici.

Tra le principoali motivazioni che portano il personale a partire c’è quella legata all’impiego delle competenze acquisite all’interno della classe e con i colleghi, quindi emerge la volotà di diffondere e condividere i risultati. Altre motivazioni: desiderio di conoscere buone pratiche e creazione di una rete di contatti personali e professionali.