Home I lettori ci scrivono Esami di maturità da incubo

Esami di maturità da incubo

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Faccio seguito alla lettera della collega che descrive la situazione durante gli esami di Stato in corso, tra Caronte e Fantozzi.

Stessa cosa qui a Parma, nella calura della Pianura Padana. Alle 14 di venerdì pomeriggio, stremati, mentre stavamo per intravedere la chiusura delle operazioni, l’incidente informatico. Commissione Web ha smesso di funzionare. Server sovraccarico. Facile da prevedere, del resto, in questo periodo. Abbiamo aspettato con pazienza fino alle 16 circa.

Avrei voluto inviare una foto della Commissione al Sig. Ministro e agli organi di stampa. Una considerazione del lavoro dei docenti che offende e avvilisce e di cui nessuno sembra rendersi veramente conto, se i provvedimenti nei confronti della scuola sono quelli a cui assistiamo oggi. Non sono gli stanziamenti di fondi che contano, le somme viste di per sé sono ingenti, bensì i loro obiettivi, troppo spesso lontani dalle vere esigenze della scuola. Questa scuola è la fotografia di un Paese che non avrei mai immaginato quando più di trenta anni fa ho cominciato questo mestiere: qualche volta mi sento perfino imbarazzata di fronte alle famiglie dei miei studenti, in quanto parte di un sistema privo di buon senso di cui tento di spiegare il funzionamento.

Come dice la collega, lavorare in miniera o sulle impalcature come i muratori che vedo ora dalle mie finestre, il 110% per cento ha colpito anche qui e personalmente prego che funzioni, può essere anche più duro. Tuttavia non conosco nessun professionista laureato, con esperienza trentennale, pluriformato e pluriaggiornato, a contatto con materiale estremamente delicato che sia così poco considerato come gli insegnanti.

L’esame di Stato è uno dei momenti più significativi del percorso scolastico, la valorizzazione del quale è stata opportunamente ribadita quest’anno dal Ministero. Ecco, quando la digitalizzazione venerdì scorso ha ripreso a funzionare, abbiamo potuto terminare le stampe dei verbali richiesti per tale ufficialità. Poi, l’atto finale. Al quale chi non vive nella scuola non crede. Carta da pacco, spago, ceralacca, candela, accendino, pentolino con acqua fredda, timbro. Un’opera artistica, siglata da tutte le nostre firme. Qualcuno, come sempre, si è scottato. Urge formazione specifica nel settore, non so se qualcuno ci abbia già pensato.

Solo un’ultima osservazione, per gli economisti che devono necessariamente far quadrare i conti. Un’intera categoria di insegnanti sfiduciati e demotivati è un pessimo investimento che non conviene a nessuno. Urge pensare anche a questo.

Lucetta Dodi

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