
Le vacanze attraversano, con grande attesa di studenti e personale scolastico, il Vecchio Continente. A parte esami di maturità o riparazione, i giovani studenti vivono dei mesi all’insegna della spensieratezza ed attività ricreative, spesso offerte dalle scuole. In numerose realtà queste restano aperte con un numero esiguo di educatori con il fine di intrattenere i giovani locali mediante corsi, utilizzo dei media e così via, specie nei maggiori centri urbani. Nelle realtà remote ed isolate le famiglie fanno affidamento sugli anziani del posto e su baby sitter per occuparsi dei giovani durante il rispettivo lavoro, ma nel secondo caso ciò comporta un costo non indifferente.
La lunghezza delle vacanze estive, secondo un osservatorio indipendente del Regno Unito, risulta essere un problema serio per le famiglie che sostengono tali costi. Molte richiederebbero una riduzione netta del periodo per non incorrere in difficoltà economiche. Nel mentre i locali assessorati preparano sostegni di liquidità.
Richieste di modifica
Nel Regno Unito cresce la pressione per una revisione radicale del calendario scolastico, con un numero crescente di genitori che chiede la riduzione delle vacanze estive da sei a quattro settimane. Secondo un sondaggio condotto dalla charity Parentkind, oltre la metà dei genitori inglesi (53%) sarebbe favorevole a una riforma che renda l’estate più corta, ma compensata da pause più distribuite durante l’anno. Il problema principale riguarda l’insostenibilità economica delle vacanze: il costo medio settimanale per l’assistenza ai minori durante l’estate ha raggiunto le £179, con picchi fino a £306 a Londra.
Si tratta di una cifra sproporzionata rispetto alle possibilità delle famiglie a basso reddito, che spesso si trovano costrette a saltare pasti o a prendere congedi non retribuiti per poter gestire i figli. In questo contesto, molte famiglie si dichiarano favorevoli a un calendario più equilibrato, anche per evitare quello che molti definiscono il “summer learning loss” — ovvero la regressione delle competenze scolastiche durante i lunghi mesi estivi. Un numero sempre più ampio di scuole e multi-academy trusts sta già sperimentando formule alternative: in alcune aree del Paese sono state introdotte pause estive più brevi, accompagnate da vacanze più frequenti durante l’anno scolastico.
Disagio diffuso
Il tema, tuttavia, va oltre la mera questione logistica: riguarda il ruolo della scuola come presidio sociale ed educativo, soprattutto per i bambini più fragili. Per molti studenti, specialmente quelli provenienti da famiglie con difficoltà economiche, la scuola rappresenta un luogo sicuro in cui trovare continuità, pasti regolari, stimoli cognitivi e socializzazione. Le lunghe vacanze estive accentuano le disuguaglianze: chi ha accesso a campi estivi, attività culturali e viaggi continua a crescere e arricchirsi, mentre altri restano isolati o immersi in un ambiente povero di stimoli. Alcuni genitori, esasperati dai costi proibitivi delle vacanze, hanno iniziato a ritirare i figli da scuola qualche giorno prima dell’inizio ufficiale delle ferie estive, per poter risparmiare prenotando viaggi in anticipo — una pratica che, seppur comprensibile, è punita con multe che possono arrivare fino a £160.
Questo fenomeno, definito dalla stampa “tattica SAS” (Save And Skip), evidenzia un disagio diffuso e una rottura nel patto educativo tra scuola e famiglia. In un contesto segnato da crisi economica, pressioni sul mondo del lavoro e disparità crescenti, la ridefinizione del calendario scolastico si configura non solo come una misura organizzativa, ma come un possibile strumento di equità sociale.




