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Femminicidi, la prof Corrao: “Genitori, ma voi insegnate ai figli a gestire i rifiuti? Non buttate tutto addosso a noi a scuola”

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La docente Giovanna Corrao, diventata virale nell’agosto del 2023 con un video pubblicato su Facebook in cui ha riflettuto sul ruolo della comunità educante all’indomani dello stupro di Palermo da parte di un branco di sette ragazzi, ha parlato ancora, sempre di violenza sulle donne.

Il riferimento è chiaro: i due femminicidi avvenuti nelle ultime settimane, quello di Sara Campanella e quello di Ilaria Sula, entrambe 22enni. Ecco le sue parole: “Sono stanca di parlare, tutti parlano. Per la maggior parte delle volte non dico, io faccio. La gente è impegnata nel dire, io nel fare. Lavoro a scuola e cerco di insegnare ai vostri figli quello che a casa non imparano e la ragione dorme. E quando il sonno della ragione si manifesta, vengono fuori i mostri”, ha esordito.

Il discorso della prof Corrao

“Vediamo tante situazioni a scuola. Vi faccio una domanda: ma voi insegnate ai vostri figli a gestire un no, un rifiuto? Insegnate ai vostri figli a elaborare il rifiuto, il sentimento di frustrazione che deriva da un fallimento? Il fallimento fa parte della crescita, gestire un rifiuto è una cosa normale”, ha aggiunto, sfogandosi.

“Oggi questa cosa normale non è più. Ci sono bambini che fanno dei capricci… che poi genereranno problematiche più gravi. Quando i bambini fanno i capricci non basta dire ‘smettila’. Ti devi fare valere; non vuol dire tagliargli la testa. Tu sei genitore, tu l’hai messo al mondo, tu conosci tuo figlio. Elabora un modo anche fantasioso per ricondurre lo s****o all’ordine”.

“Cosa è un bambino che fa i capricci in maniera smisurata? Uno s****o, piccolo ma sempre s****o è. Poi di lì a poco si trasforma e diventa un bullo. Con l’andare del tempo questi comportamenti viziati diventano comportamenti distorti. Dobbiamo parlare di meno, perché tutti siamo bravi a parlare. Ma pochissimi fanno e mettono in pratica quello che ascoltano. Perché? Perché vi secca, il problema è cominciare. Se ne deve parlare adesso, non poi. E muore un’altra persona. Per mano di chi? Di un figlio di qualcuno, perché un assassino un genitore lo avrà. E tanto buono non è. Mi annoia fare gli stessi discorsi, passate alle vie di fatto”.

“Uno, insegnate ai vostri figli a gestire un rifiuto, un fallimento. Se urla, batte i piedi, poi gli passa. Ma voi non mollate, dovete stare sul pezzo, siete educatori naturali. Non ci buttate tutto addosso a noi a scuola, perché noi facciamo la nostra parte. Due, insegnate ai vostri figli ad andare dallo psicologo. Quando non ci basta, andate dallo psichiatra. Non vuol dire essere pazzi, vuol dire evitare di diventarlo. Perché quando uno diventa pazzo e le famiglie cercano di avvolgere la gatta, ossia coprire la magagna, è troppo tardi perché ci scappa il morto o la morta. Io faccio, tu che fai? Anche se sbagli, ritenta, sarai più fortunato”, ha concluso.