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Fioroni soddisfatto per il Dpef

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In poco più di due pagine, il DPEF per il 2008/2011 approvato nei giorni scorsi dal Governo definisce le linee guida degli interventi che nei prossimi mesi riguarderanno la scuola.
Il Documento ammette che “negli anni recenti l’Italia ha conosciuto progressi, ma la situazione resta insoddisfacente, al di sotto della media europea, assai lontana dagli obiettivi fissati per il 2010 dalla rinnovata Strategia di Lisbona”.
La percentuale di giovani che lasciano prematuramente gli studi è ancora troppo elevata (la quota dei giovani fra 18 e 24 anni con al massimo un titolo di istruzione secondaria inferiore è pari al 20,6 per cento, contro il 15,1 nella media dell’Unione e un obiettivo di Lisbona pari al 10,0 per cento).
La “ricetta” che il Dpef propone consiste in un mix di azioni che vanno dalla valutazione continua dei livelli di apprendimento, alla programmazione di lungo periodo dei fabbisogni di insegnamento, fino alla valorizzazione del lavoro docente attraverso percorsi di entrata e di carriera profondamente rinnovati.
Alcuni punti del documento stanno però già suscitando proteste e reazioni da parte sindacale.
Allo Snals, per esempio, non piace affatto il riferimento che nel Dpef si fa alle classi sottodimensionate (“in media – si legge nel documento – una classe su sei nella scuola secondaria inferiore e una classe su tre nella scuola primaria sono al di sotto di 15 studenti”).
Commenta Marco Paolo Nigi, segretario nazionale dello Snals: “Chiederemo con forza al Governo di ripensare a questo punto del DPEF nella convinzione che il sistema scuola non si valuta sui costi sostenuti ma sulla qualità che esprime e che promuove, unico vero guadagno per i giovani, per i cittadini e per la società.

Il Ministro Fioroni, per parte sua, difende le decisioni del Governo e mette in evidenza che tra i punti più significativi del Dpef c’è il finanziamento alla scuola, che dovrebbe ricevere 342 milioni di euro, in parte dalla legge di assestamento del bilancio (162 milioni), in parte direttamente dal decreto per l’utilizzo delle maggiori entrate, il cosiddetto “tesoretto” (180 milioni).