
Il docente e scrittore Enrico Galiano ha partecipato all’evento Una vita non basta organizzato da Ifoa che si è svolto lo scorso 7 marzo presso il Centro Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia parlando agli studenti e dialogando con loro.
Galiano ha parlato del suo approccio con l’insegnamento: “Per tanti anni non ho seguito la mia passione perché qualcuno da ragazzo mi aveva detto che non ero abbastanza. Non ero io, ma il ‘piano B’ di chi avrei voluto diventare. Mi sentivo un pesce fuor d’acqua e un ‘ma cosa sto facendo’ nel momento giusto mi ha salvato la vita: ho deciso di riprovarci, mi sono rimesso a studiare a 30 anni e quando sono entrato in una classe mi sono sentito come se fossi tornato a casa. Lì ho capito che quello era ciò che volevo essere nella vita”.
Galiano e “cosa fare da grande”
“Fino ai 30 anni non ho raccontato a nessuno quali fossero i miei sogni. Quando ho iniziato a dirli ad alta voce è come se fossero diventati concreti, reali. Va bene avere dei sogni ma va bene anche non avere idea di cosa diventerete: molte persone adulte non l’hanno ancora capito e si reinventano ogni giorno. Non si tratta tanto di cosa fare da grandi, quanto di tirare fuori qualcosa di grande che ciascuno di noi ha dentro” ha affermato Galiano, sottolineando l’importanza di un’educazione che non si limiti a trasmettere conoscenze, ma aiuti i giovani a comprendere meglio se stessi e trovare la propria strada nel mondo.
I partecipanti hanno avuto l’opportunità di raccontare in forma anonima “l’errore più grande che abbiano mai commesso”. I biglietti raccolti sono stati letti e commentati insieme, toccando insieme temi anche delicati e spesso visti come tabù, quali il fallimento, l’accettazione di sé e la capacità di trasformare le paure in occasioni di crescita. “A chi dice che i giovani sono superficiali farei leggere questi biglietti”, ha commentato Galiano.