Home Archivio storico 1998-2013 Estero Gb, un preside assegna la divisa in base alla bravura degli alunni

Gb, un preside assegna la divisa in base alla bravura degli alunni

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In Paese come il nostro, dove l’estrazione scolastica degli ultimi anni ha assunto caratteri sempre più egualitari, dove ci si indigna se una scuola delibera l’obbligo di indossare grembiulini di colore diverso in base al sesso, in pochi potranno giustificare quel preside di una scuola a Greenwich, in Inghilterra, che ha deciso di dividere i propri studenti fra bravi e “asini”: a quelli meritevoli farà indossare una cravatta viola ed una corona ricamata sul bavero della giacca; gli altri porteranno gli accessori rossi o blu. E, come se non bastasse, ha assegnato la collocazione degli iscritti, a partire dagli 11 anni, sempre in base il merito, creando di fatto tre micro scuole, ognuna con un colore e un nome diverso: l’edificio viola (Delamare) per radunare gli alunni più brillanti; in quello blu (Ashwood) ed in quello rosso (Sherwood) ha collocato tutti gli altri.
Anche per quanto riguarda le materie ogni gruppo ha un orario e un metodo di studio differente. Così, per tutti i 1.800 studenti di attività in comune ci sono rimaste solo attività sportive e ricreative. Il preside della Crown Woods, Michael Murphy, ha detto di essersi ispirato ad alcuni istituti americani ed è convinto che questo nuovo modo di insegnare faccia bene a tutti gli allievi, non solo quelli più intelligenti: “Le scuole pubbliche – ha dichiarato al Guardian il preside originario dell’Irlanda e che sembrerebbe essere stato a sua volta rifiutato da un istituto scolastico – hanno dimostrato che apprendere tutti insieme è un metodo sbagliato. Il nostro modello permette a tutti di lavorare al proprio livello e di ottenere il supporto di cui hanno bisogno“. Murphy ha citato anche la Lady di Ferro, Margaret Thatcher: “Lei diceva ‘Non si può ignorare il mercato, si deve reagire’. Se vuoi che la tua scuola sia di successo, devi fare esattamente così“.
La scelta del preside sembra non piacere ai suoi alunni. Una 15enne che studia a Sherwood ha detto che gli studenti che indossano le cravatte viola si comportano in modo diverso con loro: “Se prima eri amico di qualcuno di loro, adesso non lo sei più. Non vuoi parlare con loro e se lo fai ti sembra di tradire la tua scuola“. Ma un’altra 12enne, che studia a Delamare, ha detto: “Anche se siamo divisi, siamo tutti amici. Ci ammiriamo a vicenda, siamo divisi ma andiamo nella stessa scuola“.
La decisione del preside ha diviso anche il corpo degli insegnanti. C’è chi come Kevin Courtney, sindacalizzato, pensa sia una pessima idea (“è scioccante, l’idea di creare tre mini scuole è sbagliata“) e chi, come Justine Kirkham ,vede di buon occhio la divisione classista: “riusciamo a orientare l’insegnamento secondo le necessità di ogni allievo“. Comunque vada, un modello di scuola del genere è destinato a far discutere. Anche perché se il merito è un punto d’arrivo, anche in Italia l’argomento è all’ordine del giorno,
 certi metodi sembrano aver superato addirittura l’immaginazione.