Home Politica scolastica Giannini: “La Buona scuola per fermare la mafia”. Ma i Partigiani insorgono

Giannini: “La Buona scuola per fermare la mafia”. Ma i Partigiani insorgono

CONDIVIDI

Il minstro Stefania Giannini interviene ad Agrigento per premiazione i vincitori del concorso “Disegna la legalità “ e subito si scatenano le polemiche.

Il “casus belli” nasce dal fatto che il Ministro avrebbe “decantato” la riforma della “Buona Scuola” attribuendo ad essa anche il merito di contribuire ad arginare l’illegalità.
“La mafia ha paura della Buona Scuola” ha ribadito in Sicilia il Ministro.
Ma i Partigiani della Scuola Pubblica non ci stanno e ribattono: “Laddove si esalta l’apertura della scuola pubblica al territorio voluta dalla cosiddetta “buona scuola ” come panacea contro le mafie in un territorio di mafia, non si può rimanere indifferenti”.

 

{loadposition bonus_1}

 

“La Giannini – sostengono i Partigiani – dimentica di aver lasciato con la sua Riforma i Dirigenti Scolastici in balia di imprenditori -finanziatori, i quali avranno ogni strumento per decidere ed imporre i loro progetti, la loro idea di scuola e anche quindi di legalità, per non dire che potranno anche “incoraggiare” il Dirigente scolastico ad assumere degli insegnanti a loro legati”.

E non basta: “Con quale coraggio una rappresentante del Governo si presenta in terra di mafia e vanta un simile aborto normativo di fronte a degli studenti che sta praticamente consegnando nelle mani dell’anti-stato per eccellenza? Che fine faranno i ragazzi siciliani, calabresi, pugliesi, campani impiegati da 16 anni di età nell’alternanza scuola -lavoro, in contesti ad alto rischio criminalità?”

Concludono i Partigiani: “Questa é la vera “buona scuola ” che la Ministra si guarda bene dal raccontare ai meridionali e agli Italiani tutti e che noi cittadini onesti ci stiamo impegnando a far abrogare raccogliendo in tutta Italia firme per i quattro quesiti referendari contro gli incentivi per finanziamenti privati alle scuole pubbliche, l’alternanza scuola-lavoro, la chiamata diretta del Dirigente scolastico e il Comitato di valutazione dei docenti”.

 

{loadposition facebook}