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Giannini, Reggi e il numero perfetto

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 Lanciata questa provocazione dell’aumento dell’orario di servizio di tutti gli insegnanti disponibili a lavorare non stop, il Miur ha voluto sondare gli effetti della protesta e la forza del dissenso, ma pensiamo che si sia anche voluta captare l’attenzione del mondo della scuola sulle 36 ore, nascondendo i veri obiettivi della riforma.

Viste e considerate le reazioni sindacali, dei precari e degli insegnanti tutti, ecco arrivare le vere intenzioni del Miur, esposte a Renzi dal ministro dell’istruzione Giannini.

Si tratta di un ridimensionamento dei suoi annunci mediatici lanciati in una intervista al quotidiano “la Repubblica”. Spariscono di colpo le 36 ore di servizio settimanale per gli insegnanti e l’attenzione si sposta su pochi elementi, ma densi di significati.

Il ministro Giannini, che sembrerebbe avere ripreso il timone del comando del Miur smentendo clamorosamente il sottosegretario Reggi, dichiara inequivocabilmente che le 36 ore di servizio non sono in agenda. Ma su cosa si concentrerebbe allora la riforma della scuola che è stata sottoposta all’attenzione di Matteo Renzi?

Diciamo che il ministro Giannini basa le sue richieste secondo la prerogativa del numero perfetto “3”, i cui dettami pitagorici che considerano il tre un numero perfetto, in quanto sintesi del pari (due) e del dispari (uno).

Secondo indiscrezioni ministeriali, la Giannini avrebbe proposto al Premier i seguenti tre punti:

1) decontrattualizzare il rapporto di lavoro;

2) tagliare ultimo anno di superiori;

3) porre un divieto per le supplenze inferiori ai 15 giorni.

Tre punti pesanti che non mancheranno di sollevare polemiche e non allontanano minimamente i timori dell’aumento dell’orario di servizio degli insegnanti, anche se questo non è un punto richiesto esplicitamente e direttamente al Consiglio dei Ministri.

La decontrattualizzazione del rapporto di lavoro degli insegnanti è ancora peggio dell’aumento dell’orario di servizio settimanale previsto da Reggi. Così procedendo si rischia di approvare norme legislative che esautorano i diritti contrattuali del personale scolastico, consegnando poteri enormi nelle mani dei dirigenti scolastici. Se passasse l’idea di decontrattualizzare il rapporto di lavoro dei docenti, tutto andrebbe in capo al Ds, che diventerebbe deus ex machina della scuola con buona pace dei sindacati e delle Rsu.

Altro che tranquillizzarsi del fatto che le 36 ore non sono presenti nella proposta fatta dalla Giannini a Renzi, potrebbero esserci sorprese peggiori e più penalizzanti. I sindacati sono allertati e continuano a tenere alta la guardia. Al numero perfetto delle proposte della Giannini potrebbe corrispondere lo sciopero perfetto della “triplice” che tutti gli insegnanti vorrebbero, visto l’aria che tira.