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Guerra in Ucraina, bisogna parlarne a scuola per capire che i confini fra gli Stati sono “errori” da cancellare

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Come parlare della guerra in Ucraina a scuola?
A questo tema di drammatica attualità risponde un editoriale di Beppe Bagni, presidente nazionale del CIDI, pubblicato sulla rivista Insegnare.

“Che se ne debba parlare – afferma Bagni – è fuori discussione, perché non possiamo permettere al tempo che viviamo di minare tutte le certezze di una generazione che rischia di trasformare il desiderio di futuro – necessario per crescere – in paura di ciò che potrà trovarci”.
E’ anche altrettanto certo – prosegue Bagni – che sulla vicenda ucraina non si può mantenere l’equidistanza, perché “nella guerra in Ucraina c’è un aggressore, Putin con un esercito e armi devastanti, e un’aggredita, l’Ucraina sottoposta al lancio dei missili e bombe su città, case ospedali, scuole”.
Secondo il presidente del Cidi, per aiutare i nostri studenti a comprendere meglio la situazione “occorre iniziare a costruire un’identità europea reale, che superi il confine mentale dell’Occidente”.
Dobbiamo quindi insegnare che “l’Europa non è quella che ci somiglia, ma quella che si è costruita nella storia, nella letteratura, nell’arte, nella scienza”.

“Facciamo crescere con l’insegnamento fin dai primi anni di scuola – suggerisce Bagni –  un ‘canone’ europeo che mostri come nella nascita dell’Europa che conosciamo oggi hanno avuto ruolo fondante le contaminazioni che hanno permesso i contributi di culture e tradizioni diverse. L’Europa ha costruito il proprio concetto di bellezza grazie ai balletti di Čajkovskij e al teatro di Majakovskij, si è raccontata con le pagine di Dostoevskij; la scienza europea ha compreso la natura intima della materia con la Tavola Periodica degli Elementi di Mendeleev, e nella scuola la psicologia di Vygotskij è stata ed è tutt’ora fondamentale”.

Prosegue ancora Bagni: “Heisenberg durante la seconda guerra mondiale fu uno dei principali scienziati del programma tedesco sulle armi nucleari ma il suo principio di indeterminazione è patrimonio dell’umanità. Ripartire da questo patrimonio significa coniugare la condanna senza se e senza ma di Putin per l’invasione dell’Ucraina, insieme alla costruzione di un sentimento, che già si vede nelle strade con le proteste piene di giovani, che pone tutte le guerre fuorilegge rispetto al senso di una comunità solidale”.

Per concludere con una proposta di lavoro semplice semplice ma certamente efficace e significativa: “Facciamo copiare a scuola la cartina dell’Europa dopo che ne abbiamo percorso la sua storia culturale, forse saranno gli stessi nostri allievi a chiederci se possono usare la gomma sulla punta del lapis per cancellare i confini. Come se fossero errori”.