
In base alle notizie di agenzia, si starebbero celebrando feste tra le macerie di Gaza per l’annunciata tregua tra Hamas e Israele, mentre viene chiesto a Trump di costringere Israele a rispettare l’accordo, ritirandosi dalla città. Dall’altra lato invece si vuole il disarmo di Hamas.
Stando così le cose, con ogni probabilità, il presidente statunitense Donald Trump si recherà a breve in Israele, dove parlerebbe nel parlamento, la Knesset, in merito all’accordo di pace di Gaza.
Tuttavia la speranza e la fiducia si fanno strada, dopo che Israele e Hamas hanno concordato, ieri, mercoledì, la prima fase del piano di Trump per Gaza, un accordo per il cessate il fuoco e lo scambio di ostaggi
L’intesa Israele-Hamas, oltre a fare scende in strada a Tel Aviv i parenti degli ostaggi, che hanno stappato lo champagne all’arrivo della notizia dell’accordo di tregua, ha pure spinto i palestinesi a fare altrettanto.
La folla si è radunata vicino all’Ospedale Nasser, applaudendo ed esultando, in quelli che un Palestinese ha descritto come “momenti storici” dopo due anni di conflitto.
L’accordo, se pienamente attuato, avvicinerebbe le due parti più di qualsiasi sforzo precedente per fermare una guerra che si è evoluta in un conflitto regionale, coinvolgendo Paesi come l’Iran, lo Yemen e il Libano, ha acuito l’isolamento internazionale di Israele e ha rimodellato il Medio Oriente. Tuttavia, l’accordo annunciato da Trump mercoledì sera è povero di dettagli e lascia molte questioni irrisolte.
Intanto il patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha commentato l’accordo sul cessate il fuoco tra Hamas e Israele, siglato nella notte in Egitto: “Indubbiamente è una bella notizia. La strada verso la pace è lunga ma bisogna cominciare in qualche modo. Questi gesti, soprattutto la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri, il parziale, almeno iniziale ritiro dell’esercito israeliano, danno quella fiducia necessaria per continuare.
“Questa prima fase ne aprirà delle altre e creerà un clima nuovo che aiuterà anche nella distribuzione degli aiuti. Tornare alla normalità, alla vita ordinaria non si potrà ancora perché la situazione è disastrosa, ma è necessario cominciare a ripensarla”.
Nello stesso tempo tuttavia, il portavoce in lingua araba delle Forze di difesa israeliane (Idf), ha ammonito i palestinesi a non tornare nel nord della Striscia di Gaza, sottolineando che è “ancora una zona di combattimento”, dopo l’annuncio dell’intesa raggiunta in Egitto da Israele e Hamas per un cessate il fuoco.
Ha infatti ammonito: “Le Forze di difesa israeliane circondano ancora Gaza City e tornarci è estremamente pericoloso per la vostra sicurezza, evitate di tornare a nord o di avvicinarvi alle aree in cui sono presenti o operano le Idf, anche nel sud e nell’est della Striscia, finché non verranno impartite istruzioni ufficiali”.




