Home Generale I 9 minuti e 25 secondi che sconvolsero l’Italia

I 9 minuti e 25 secondi che sconvolsero l’Italia

CONDIVIDI

Il primo a trasmetterla, il 26 gennaio 1994, in vhs è Emilio Fede e in versione integrale, gli altri Tg ne diedero ampie sintesi. Berlusconi, scrive La Stampa, è magro ed è ancora in possesso della faccia originaria. Ha l’uniforme della vita futura: camicia celeste, cravatta a pois, doppiopetto scuro. È tutto studiato e oggi non fa più impressione, ma allora si allibiva.
Le luci sono seppiate, una calza da donna Dior sul teleobiettivo ammorbidisce il quadro: un trucco attribuito dai giornali a Nicolae Ceausescu; alle spalle dell’oratore c’è una libreria di legno chiaro con volumi disordinati, come fossero consultati spesso, e fra i volumi foto di famiglia in cornici d’argento; sulla scrivania un tagliacarte di dimensioni minacciose, soprammobili, improbabili calamai. Sembra il salottino di rappresentanza di Aiazzone, scrive la Stampa.
Non è vero che c’è il gobbo perché Berlusconi consulta spesso gli appunti che tiene nelle mani. Il termine più speso è libertà, sette volte, e cinque i derivati liberale, liberismo e liberaldemocratico; poi sei volte Italia, cinque volte Paese, cinque volte «scendere in campo». Parla di valori, di impresa, di speranza, di serenità, di modernità, di dignità, di famiglia. E di comunisti. Sta ancora dalla parte dei magistrati.
Col tempo gli avversari adegueranno la sintassi e il lessico a quello banalotto ma diretto ed efficace del capo di Forza Italia. E quanto agli slogan, a sinistra sono diventati prolifici a causa del moltiplicarsi di correnti, fondazioni, primarie, competizioni elettorali.
Sul Corriere, Angelo Panebianco prevede che Silvio Berlusconi diventerà «il Nemico assoluto, il Male fatto uomo, la cui presenza era in fondo necessaria per condurre alla fine in porto quell’operazione, per tanti versi incredibile, di Norimberga alla rovescia». Berlusconi è dunque «un grossissimo regalo fatto al cartello delle sinistre». E’ un «Bau Bau» perfetto che «se non fosse esistito, Occhetto se lo sarebbe dovuto inventare».
La storia gli ha dato torto e Occhetto perse le elezioni.