Home I lettori ci scrivono I docenti italiani, sottoproletari vecchi e poveri

I docenti italiani, sottoproletari vecchi e poveri

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In Italia mediamente un docente guadagna 1.500 euro al mese di stipendio.

Oggi con uno stipendio del genere non puoi di certo renderti autonomo e adulto, cioè pagarti le spese dell’affitto o del mutuo, onorare le bollette, avere un auto per recarti a lavoro, né pensare di mettere al mondo nuova prole se il tuo compagno/a o moglie non lavori e non ne guadagli almeno altrettanti per poter assurgere se non altro allo stato di proletario (di chi per noi lavora e vive unicamente per sfamare la propria prole).

Lo sanno bene i Signori Deputati e Ministri che con i loro emolumenti non riescono ad arrivare alla fine mese.

In Italia mediamente si diviene docenti di ruolo a 40 anni e ciò può accadere solo alla fine di una serie inenarrabile di sottomissioni: aver frequentato tutte le scuole di ogni ordine e grado, aver accumulato un ricco plafond di crediti, aver gironzolato a destra e a manca per una supplenza (breve o sino alla fine delle attività didattiche o, ancora meglio, sino al 31 di agosto), aver partecipato ad uno dei concorsi principali o subordinati, aver mandato giù a memoria un listone indicibile di quiz senza premi, aver prodotto o aversi fatto prestare una delle UDA in circolazione, aver chiesto allo zio per la raccomandazione… (se conosce qualcuno al Provveditorato, al Ministero, alla Curia, ai Sindacati tutti uniti).

Insomma, a quarant’anni si è finalmente docenti neoimmessi in ruolo con tanto di festa, di fascia e con l’abbraccio del Collegio tutto a sezioni unite.

Finalmente puoi quindi godere dei tuoi 1.500 euro, avendo però a disposizione le seguenti possibilità: essere fortunatamente ricco di famiglia, continuare a vivere con la propria famiglia, cercarsi un compagno/a che lavori e abbia uno stipendio almeno come il tuo per poter essere dignitosamente povero, cercare in uno scasso una roulotte da piazzare in un parcheggio a strisce bianche fuori scuola, cercarsi ancora due o tre lavori, oppure, in extrema ratio, licenziarsi, fottersene di tutto e di tutti ed arruolarsi fra i perdigiorno di una volta.

Alla luce di tutto quanto detto e dell’altro ancora che ometto, ma solo per non annoiarvi ancora, é normale – mi chiedo – che in un Paese dell’Unione Europea governo e sindacati si incontrino di nuovo il 20 di luglio, dopo un anno e più, con due contratti scaduti sul groppone e l’inflazione alle stelle, per accordarsi su 50 euro di aumento?

Non sarebbe forse meglio, arrivati a questo punto, impegnarsi a costruire dei convitti nelle scuole per i poveri docenti sottoproletari e derelitti, anziché ciarlare di formazione e di bla bla bla dalla mattina alla sera?

Il Ministero ed i Sindacati che si seggono a trattare ponendo la posta a 50 o 100 euro sono apparentemente assurdi, ma veramente anticostituzionali, perché un docente per essere libero deve essere prima dignitoso e per dignitoso intendo qui: autonomo materialmente con decoro e finalmente adulto.  

Spero che almeno questa volta i colleghi docenti non si sottomettano a quest’ulteriore obolo da vicereame spagnolo di manzoniana memoria.

Carlo Schiattarella

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