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I tanti perchè della scuola

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Perché non si accendono mai i riflettori sulla scuola pubblica e sulle nefandezze commesse (compravendita dei più diversi titoli – cfr, pas, tfa – in Italia ed all’estero, business dei ricorsi, etc)?

Perché nessuno sente la necessità di dare voce a migliaia di persone che, da anni, lavorano per lo Stato Italiano e che lo stesso Stato sistematicamente disconosce ed, volte per bocca di suoi esponenti, umilia?

Perché in uno stato come l’Italia, che richiede ed esige rispetto dall’Europa e dal mondo, nessuno mette in luce che i politici utilizzano ancora il bieco e meschino strumento del precariato per creare bacini da cui attingere, al momento opportuno, i voti con fragorose promesse in roboanti comizi …..salvo poi al momento apporti disconosce tutto e tradire i programmi e, peggio ancora, la fiducia accordata?

Perché e, soprattutto, quale stato civile affiderebbe il destino di una classe di formatori ed educatori ad un quiz da automi (80 domande in 80 minuti)?

Perché ed in quale stato civile si può permettere a soggetti istituzionali (nelle loro funzioni) di delegittimare i professionisti da anni incontrovertibilmente funzionali/indispensabili per LA SCUOLA (istituzione fondante di uno STATO CIVILE!), trattarli con disprezzo e/o come “bestie da soma”, insinuando che non siano sufficientemente, o peggio non lo sia proprio, preparati ed adeguati al ruolo che espletano?  Perché uno Stato che pensa questo si è prestato, si presta e si presterà ad utilizzare  persone che non ritiene qualificate per l’istruzione dei propri figli?

Perché non ci si indigna della disinformazione e delle bugie dette da esponenti del Stato che, nelle forme più disparate (interviste –  pagine di giornali e blog), nel ruolo istituzionale ed ergendosi a paladini della giustizia millantano, continuamente, soluzioni eque e giuste sparando letteralmente numeri, apparentemente fantasmagorici, omettendo o, peggio, non sapendo che i numeri di cui parlano sono gocce in mezzo ad un mare e che non risolveranno un ben nulla (solo quest’anno sono oltre 150 mila i precari in cattedra contro un piano di assunzione triennale di 80 mila una piccola sperequazione peraltro non tenendo conto dei pensionamenti futuri)?

Perché componenti della Stato che urlano a squarcia gola “meritocrazia” e “competenza”, individuandola non già in trasparenti curriculum accademici ed attestazioni di servizio ma nell’espletamento di quiz da perfetti automi, non sentono la stessa necessità allorquando PIAZZANO all’interno di consigli di amministrazione o in ruoli pubblici chiave soggetti a loro riconducibili? In questo caso il merito e la competenza serve? come si attesta? In questo caso valgono i titoli ed esperienza bastano a conferimento di incarichi con ricompense a cinque zeri?

Tanti PERCHE’ che tormentano  oltre 70.000 italiani precari (laureati! con esperienza pluriennali a servizio dello stato!), oltre alle loro famiglie, che speriamo qualcuno ci aiuti a capire!

 

Francesco Pace