Home I lettori ci scrivono I trasferimenti della Scuola Primaria e l’abuso del termine deportato

I trasferimenti della Scuola Primaria e l’abuso del termine deportato

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Sono un insegnante di ruolo con ben 34 anni di servizio e nella Scuola ho sempre creduto e profuso il massimo dell’ impegno professionale e delle mie competenze. Il mio, pertanto, vuole essere un intervento da osservatore esterno non personalmente coinvolto nelle tristi vicende che stanno sempre più avvelenando il clima della Scuola pubblica in Italia, creando sempre più fratture e divisioni nel frastornato corpo docente.

Il 29 luglio scorso il MIUR ha pubblicato gli esiti della mobilità interprovinciale “straordinaria”, peraltro non contemplata nel testo della Legge 107/2015 promulgata nel luglio 2015, dei docenti della Scuola Primaria. Tale mobilità ha consentito il rientro dei docenti immessi in ruolo entro l’anno 2014/15 ed ha assegnato le sedi per gli incarichi triennali agi insegnanti immessi in ruolo nell’ambito del Piano di assunzioni dell’estate scorsa nelle fasi B e C da GAE e da GM.

Gli esiti della citata mobilità erano “scontati” e largamente prevedibili: i docenti delle fasi B e C provenienti dalle GAE sono stati trasferiti a centinaia di chilometri dai loro comuni di residenza e/o di servizio. Non è altrettanto “naturale”, anche se prevedibile, leggere o ascoltare lamentale e proteste di ogni tipo e l’abuso del termine deportato, che inviterei ad usare con maggiore parsimonia e pudore, anche in considerazione del fatto che esso si riferisce alla tragedia dei milioni di “involontari” deportati nei campi di concentramento e di sterminio tristemente noti come quelli di Auschwitz-Birkenau, Dachau, Bełżec, Bergen-Belsen e tanti altri.

I colleghi neoimmessi in ruolo hanno volontariamente deciso di uscire dalle GAE per ottenere il legittimo ed agognato ruolo subito, a prezzi però troppo alti e, oserei dire, inaccettabili come di fatto si stanno palesando. In questo modo essi hanno pienamente e incondizionatamente accettato l’applicazione di alcuni degli aspetti più deleteri della discutibile Legge 107, avversata dalla stragrande maggioranza dei docenti, di ruolo e non, con presidi, fiaccolate e scioperi massicci come da tempo non si ricordavano.

Questa è la Legge 107! Di che cosa ci meravigliamo? Chi ha voluto il ruolo subito non è stato “costretto” a inoltrare domanda, che prevedeva l’indicazione delle famigerate 100 provincie, ed era consapevole di ciò che sarebbe successo. Comprendo perfettamente, anche perché li ho vissuti in famiglia, i travagli esistenziali legittimi e pienamente condivisibili di chi dopo una vita di sacrifici spesa al servizio della Scuola è stato chiamato bruscamente a scegliere tra la famiglia e gli affetti e l’agognato ruolo. Il Piano assunzionale è stato un successo e per giorni i giornali e i TG hanno comunicato “urbi et orbi” che erano state assunte diverse migliaia di docenti. Ora è troppo facile lamentarsi e appellarsi ai politici per ottenere in modo assolutamente non previsto dalla Legge di restare nei propri comuni di residenza.

I docenti immessi in ruolo prima del 2015 (e sono stati tanti) hanno volontariamente deciso di spostare le GAE al NORD ed hanno conseguentemente accettato di restare a prestare servizio nelle più svariate provincie dell’Italia settentrionale per alcuni anni con grande dignità e senza lamentarsi, in quanto avevano scelto in piena consapevolezza di trasferirsi per ottenere prima l’immissione.

I neoassunti 2015/16 sono forse figli di un Dio maggiore? Desiderano stesi ai loro piedi tappeti rossi? Perché non hanno pensato, come i 45.000 loro colleghi rimasti in GAE coraggiosamente, peraltro molto spesso con un punteggio di gran lunga superiore, di fare resistenza comune ad un iniquo piano di assunzioni? Hanno forse pensato che, “Tanto in Italia tutto si aggiusta” e “A tutto c’è rimedio!” e che una 104 può sempre spuntare dal cilindro?

Pur umanamente comprendendo le ansie ed le legittime preoccupazioni di chi teme di vedere smembrati i propri nuclei familiari e di lasciare gli affetti più cari, il mio pensiero e la piena solidarietà va alli “invisibili”, ai residuati GAE, anch’essi fior di professionisti della Scuola, che ora vivono giorni di assoluta solitudine ed angoscia essendosi resi conto di essere rimasti in una sorta di limbo dimenticati da tutti, politici e sindacalisti in primis, rischiando – loro sì, davvero – di restare precari a vita e di non ottenere probabilmente quest’anno neppure le supplenze annuali con cui riuscivano a mantenere se stessi e i propri nuclei familiari, a causa delle prossime assegnazioni provvisorie straordinarie previste come ulteriore ancora di salvataggio per i neoassunti 2015/16 con l’emendamento a firma della Senatrice Puglisi, con il beneplacito delle varie Organizzazioni Sindacali, che avevano spinto con convinzione tutti i docenti ad inoltrare domanda.

Queste assegnazioni provvisorie non contemplate dal Testo della Legge 107/2015, hanno cambiato le regole in corso d’opera, penalizzando chi non aveva coerentemente presentando domanda per gravi motivi di salute e/o di famiglia non sapendo a chi affidare figli minori con disabilità e/o genitori anziani gravemente ammalati. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che nessun precario storico avrebbe rinunciato al ruolo per capriccio e che se avessero potuto questi colleghi si sarebbe già volontariamente trasferito al Nord negli anni precedenti.

Ora non resta altro da fare che cercare di non dividere ulteriormente la classe docente e di trovare politicamente, di concerto con le Organizzazioni Sindacali il cui operato è tutt’altro che esente da pesanti colpe e responsabilità, delle soluzioni che consentano di avvicinare a casa il maggior numero possibile di docenti e, al contempo, di continuare a garantire una dignitosa percentuale di supplenze annuali agli insegnanti delle GAE in vista del completo ed auspicabile completo svuotamento delle stesse.