Home I lettori ci scrivono Il concorso dirigenti scolastici: oltre ogni immaginazione

Il concorso dirigenti scolastici: oltre ogni immaginazione

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“L’immaginazione al potere” coniato da Marcuse e ripreso dagli studenti del ’68.

“In definitiva, se non si è riusciti a mandare l’immaginazione al potere, proviamo almeno a dare più potere all’immaginazione”.

”Nessuna delle due espressioni è possibile venga in mente ai funzionari ministeriali del MIUR, né all’attuale ancora in carica ministro del Miur, dott.a Valeria Fedeli. (anche se dott.a non è, il titolo di dottore oggi non si nega a nessuno). Questi alti dirigenti ministeriali di immaginazione e fantasia ne hanno poca, molto poca: vivono del loro tran tran quotidiano e non li smonta nessuno e così percepiscono i loro lauti stipendi annuali.

Perché questo preambolo?Mi riferisco all’ennesimo pasticciaccio amministrativo nell’applicazione ed esplicazione del concorso riservato ai soli docenti abilitani, concorso transitorio, perché poi non ce ne saranno più, consistente in una sola prova orale o espositiva e per giunta non selettiva. Questo era e sarebbe stato il concorso che avrebbe dovuto bandire l’ex ministro Miur dott.a Giannini, unico ministro non promosso nell’ultimo Governo Gentiloni che ancora resiste, ma per l’ordinaria amministrazione, ma Lei, la ministra di ferro, si era impuntata sul concorso erga omnes , con procedure non transitorie come è, appunto, quello in corso, perché voleva affermare il principio sacrosanto sancito dalla Costituzione, che è obbligatorio il concorso per accedere alle posizioni lavorative nel Pubblico Impiego. Vero è. Ma la Costituzione non dice in che modo si esplica il concorso. Tanto che per certo personale basta il concorso per solo titoli, in altri casi per titoli e colloquio e in altri casi per titoli e prove scritte ed orali. Da molte parti  si suggerì al Ministro Giannini di evitare agli insegnanti abilitati, che quindi avevano superato antecedentemente una prova pesante e congrua di corso abilitante di rango universitario, di sottoporli ad ulteriore prova concorsuale la più onerosa e complessa.

Questo suggerimento non venne tenuto in considerazione, il Governo Renzi cadde per altre motivazioni e con Renzi precipitò di brutto la Giannini. Ma acqua passata. Ora c’è il concorso auspicato dai più , cui si sottopongono tutti coloro che sono stati per così dire “bocciati” al concorso ultra selettivo nel 2016 , riprendendo così il principio del concorso per titoli e colloquio, oltre tutto non selettivo. Quindi si corre ai ripari, pazienza che i costi aumentano, per lo Stato e per i docenti, ma ormai, cosa fatta capo ha.

E da quest’ultima vicenda concorsuale nascono ulteriori problemi.

Sintetizzo: i concorrenti non sono numerosi e in alcune regioni sono poche centinaia se non decine e allora, nell’economia della spesa pubblica che fra poco porterà al fallimento dello Stato Amministrativo della Nazione, si vuole risparmiare sulle commissioni, i cui componenti, tra l’altro, percepiscono una misera mercè e quindi non c’è questo grande aggravio sule Casse Statali, e quindi, ci si inventa l’aggregazione regionale: i docenti, pochi, di una regione transumano ad un’altra regione con più concorrenti, come se passare dalla Sardegna al Lazio, per esempio, fosse una cosa semplice e quello che non spende l’Amministrazione, che si fa pure pagare una tassa di 5 euro, lo spendono i concorrenti, come se passare da una Regione ad un’altra fosse una pedalata di pochi minuti. Così assisteremo a spostamenti vari di alcuni giorni da Regione a Regione, ma facciamo guadagnare il turismo scolastico docente per i mezzi di trasporto, per i carburanti, per gli alberghi che occorreranno per raggiungere le città dove si svolgeranno le prove orali, perché ci vorranno in certi casi due giorni di permesso se non tre, perché 24 ore prima bisogna scegliere la domanda su cui poi si sarà interrogati e quindi diventa gioco forza rimanere nella località aggregata se è distante da casa , tale  da non potere essere raggiunta da normali mezzi di comunicazione , in tempo e due volte di seguito. Un esempio facile: Milano che aggrega la Liguria, a sua volta si deve spostare a Sondrio, quindi i docenti milanesi si devono prendere due giorni di permesso per raggiungere Sondrio e stare lì, per preparare il colloquio del giorno dopo, se non si vogliono far levatacce per due giorni di seguito, ma mi immagino quei docenti di regioni più lontane. Ma non c’era un’altra soluzione?

Ecco l’immaginazione al potere, dell’inizio dell’articolo. Certo che c’era un’altra possibilità! Bisognava istituire una commissione d’esame in ogni scuola dove c’era un candidato, o al limite nella scuola viciniore, per garantire una maggiore obiettività. (?)In fondo tre dei commissari e/o presidenti sono in pensione e gli altri sono docenti di scuola pari grado dei concorrenti, nella fattispecie di Milano/Liguria/Sondrio, cioè di I.C. , tanto valeva farsi interrogare dai colleghi o della propria scuola o della scuola più vicina , con il presidente il D.S. della scuola medesima. Non sarebbe costato nulla non si sarebbe spostato nessuno, anche i docenti non avrebbero dovuto chiedere permessi da due a tre giorni, ecc.

Anche perché alla fine dell’anno FIT, ovvero periodo di prova, questa verrà valutata dal Comitato di Valutazione della propria scuola. Tanto valeva!  Beh!, i nostri illuminati Alti Dirigenti non vengono pagati per avere immaginazione. E’ tutto qui il busillis dell’Amministrazione. Non spremere le meningi, perché esce troppa (o poca?) materia grigia.

Giovanni Cappuccio