Home I lettori ci scrivono Il lampionaio e la ‘Buona Scuola’

Il lampionaio e la ‘Buona Scuola’

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Tra i miei colleghi ce nʼè uno – lo chiamerò Giulio – che lavora tanto ed è anche molto bravo. È scrupoloso, preciso, rigoroso e per di più gli piace il suo lavoro; lo si percepisce in ogni dettaglio: nellʼacribia con cui corregge i compiti, nel tempo che dedica alla preparazione delle sue lezioni e persino nel tono della voce che usa quando fa lezione.

Il caso di Giulio è però particolarissimo: non è solo lui ad amare e far bene il suo lavoro, ma addirittura anche al suo lavoro piace lui.

Che vuol dire? È semplice, significa che i suoi studenti lo adorano, ascoltano le sue lezioni appassionate con attenzione e rispetto, significa che il giorno in cui hanno in orario Giulio si svegliano più contenti del solito e prendono lʼautobus prima, perché sanno che a un certo punto della mattinata, dopo la noia e lʼindifferente disinteresse del prof. Rossi e subito prima della prof.ssa Bianchi, che, quando capita che ci sia o che arrivi puntuale, non riesce a fare una spiegazione sensata, cʼè Giulio e si può assistere al miracolo quotidiano di una materia che prende vita fra i banchi e di occhi che improvvisamente si mettono a brillare.

Pensate: tutti i giorni! Giulio viene a scuola tutti i giorni a far brillare gli occhi dei suoi studenti, ad accenderli come nellʼOttocento facevano i lampionai con i lampioni a gas delle strade.

Tuttavia Giulio, tra tanti pregi, ha anche un difetto che il ministero dellʼistruzione (già pubblica) non riesce proprio a perdonargli: è un supplente, è precario e quindi non lo si può trattare come il prof. Rossi e la prof.ssa Bianchi. E da tre mesi, infatti, lo trattano diversamente, non lo pagano. Sì, dʼaccordo, prima o poi lo pagheranno, ma intanto hanno ritenuto che non fosse così importante farlo, hanno pensato che, a differenza di Rossi e di Bianchi che devono assolutamente mangiare e pagare le rate del mutuo, Giulio e la sua famiglia potessero aspettare.

Lui viene a scuola tutti i giorni, tutti i giorni paga la benzina necessaria e, fatto incredibile, tutti i giorni anche lui mangia e deve far mangiare i suoi figli, tutti i giorni desidera comprarsi dei libri (anche se questo proprio non può farlo, perché a lui, forse considerato colpevole di qualche grave reato – come ad esempio, si deve dedurre, essere un supplente -, il cosiddetto bonus di 500 euro per lʼaggiornamento non lo hanno voluto dare), insomma tutti i giorni Giulio si ostina nella sua maledetta abitudine di voler (soprav)vivere.

Sembra però che, nonostante i suoi sforzi, non si sia ancora meritato di essere pagato regolarmente in modo da soddisfare bene le sue bizzarre esigenze e continuare con adeguato piacere ad abbandonarsi al suo vizio perverso di non morire subito prima dellʼalba.

Del resto Giulio, sebbene non lo paghino, continua a venire a scuola come se lo pagassero, cioè, a quanto pare, lui non fa questo lavoro semplicemente per uno stipendio. Quanta gente cʼè nel mondo che andrebbe a lavorare gratis? Giusto i missionari, i folli e… gli schiavi (e secondo me, Giulio è un poʼ tutte e tre le cose). Straordinario! devono aver pensato al governo e al ministero, uno così potremmo non pagarlo per anni e quindi, se proprio bisogna dare dei soldi a qualcuno, meglio dare 500 euro ai diciottenni.

Mentre rimuginavo su tutte queste cose, a un tratto ho capito, sì, ho avuto unʼilluminazione (stare accanto a Giulio evidentemente fa bene non solo agli alunni, ma anche ai colleghi): danno i soldi agli studenti così poi loro possono fare una colletta e pagare Giulio! Ma certo, è sicuramente così, e pensare che i soliti malevoli avevano subito sostenuto che fosse un modo per orientare le scelte elettorali di chi vota per la prima volta. Che assurdità! Come si fa a non vedere che la ragione è del tutto diversa: visto che cʼè un comitato di valutazione di cui anche gli studenti faranno parte, di certo questi potranno scegliere di destinare il loro di bonus a una colletta per i professori meritevoli e figuriamoci se Giulio non è in cima alla lista!

Ieri, appena lʼho incontrato, glielʼho detto strafelice: «Staʼ tranquillo, è tutto a posto! Ti disperavi perché non ti pagano da tre mesi, ma in realtà è solo cambiato il sistema di pagamento: non più uno stipendio regolare mese per mese, ma una colletta da parte degli studenti di diciotto anni». Giulio, che per anni ha avuto lo sguardo entusiasta di chi adora il suo lavoro e aspetta il momento di entrare in classe per fare lezione come un bambino aspetta Babbo Natale, mi ha guardato con una tristezza profondissima che non gli avevo mai visto: «Purtroppo questʼanno ho solo due prime e una seconda, niente diciottenni». Accidenti! Si vede che questo stranamente al ministero non lo hanno previsto. Che peccato, sarà stata una svista, capita.

Ho paura che tra un poʼ, a forza di sviste, i suoi lampioni Giulio e tutti quelli che, come lui, di mestiere fanno i lampionai, non riusciranno più ad accenderli, ho paura che arriverà presto il giorno in cui, entrando in classe, troverò negli occhi dei ragazzi un buio fitto, quasi solido, e che alla fine quel buio si estenda, si allarghi sempre di più fino a ingoiarci tutti, fino a lasciare una sola luce a illuminare una sola finestra e che dovremo farci bastare quella, come è successo anni fa ai nostri nonni.

Ho paura che le sviste si moltiplichino, ho quasi lʼimpressione che il livello miserabile dello stipendio (per chi lo riceve, naturalmente), il mancato rinnovo del contratto e persino lʼintera deforma della legge 107 siano altrettante sviste dello stesso occhio strabico, acutissimo nel vedere quello che serve a spegnere la luce, cieco per tutto il resto.

Poi, però, cerco di farmi coraggio, di pensare in modo più moderno e meno nostalgico (in fondo presto dovrò conoscere gente come i nuovi «animatori digitali», e che diamine!) e allora i miei dubbi cominciano a vacillare, finiscono per crollare e, dalle loro macerie ancora fumanti, emerge con meravigliosa e marmorea chiarezza la verità e mi sento sollevato: ma che vado a pensare?, mi dico, che voglio di più? come faccio a non vedere che invece è proprio una buona scuola questa?

Anzi unʼottima scuola, non può che essere una scuola straordinaria quella che ha finalmente superato il sistema primitivo dellʼilluminazione a gas, con tutti i delicati, complessi e costosi meccanismi di cui aveva bisogno, con uno nuovo, modernissimo, scintillante dei led colorati delle LIM e degli impianti WI-FI e, pensate, senza più neanche un lampionaio in giro.