
Il presidente di della prestigiosa università Usa, Harvard, dopo le richieste dell’amministrazione Trump di eliminare programmi di “diversità, equità e inclusione” dell’ateneo e con le prescrizioni circa la selezione del corpo docente e degli studenti e con la richiesta di controllare le iniziative di studenti e docenti attivisti e di segnalare studenti stranieri che violano le regole rendendosi protagonisti di manifestazioni politiche, ha risposto con l’invio di alcune indicazioni relative alle scelte formative, attraverso una lettera il cui testo è stato pubblicato alcuni giorni fa sul sito dell’università.
E il rettore con grande coraggio e determinazione ha sottolineato che tali richieste, essendo “senza precedenti”, vanno respinte nettamente. Inoltre ha ribadito che nessun governo dovrebbe intromettersi nelle scelte formative delle università e che Harvard “non rinuncerà alla sua indipendenza né ai suoi diritti costituzionali”.
Sembra, come riporta Treccani.it, pure che le contro minacce di Trump di congelare 2,2 miliardi di dollari di fondi federali e 60 milioni in contratti pluriennali dopo che l’ateneo si è rifiutato di adeguarsi ad alcune richieste avanzate dalla Casa Bianca, non abbiano minimamente intaccato le decisione del rettore.
Infatti, rivolgendosi ai “membri della comunità di Harvard”, il rettore ha sottolineato che le sovvenzioni e i contratti governativi contribuiscono “a finanziare lavori che, insieme agli investimenti delle università stesse, hanno portato a innovazioni rivoluzionarie in una vasta gamma di campi della medicina, dell’ingegneria e scientifici”, che tali “innovazioni hanno reso innumerevoli persone nel nostro paese e in tutto il mondo più sane e sicure” e che le minacce governative minacciano la ricerca destinata a combattere malattie come l’Alzheimer, il Parkinson e il diabete, le scoperte nel campo dell’intelligenza artificiale e dell’ingegneria quantistica come su molte altre frontiere del sapere.
“Se il governo si ritirasse da queste partnership, metterebbe a rischio non solo la salute e il benessere di milioni di persone, ma anche la sicurezza economica e la vitalità della nostra nazione”.
E il rettore ha continuato: “È chiaro che l’intenzione non è quella di collaborare con noi per affrontare l’antisemitismo in modo cooperativo e costruttivo […] la maggior parte di esse rappresenta una regolamentazione governativa diretta delle “condizioni intellettuali” ad Harvard […] Tra queste, l’obbligo di “verificare” i punti di vista del nostro corpo studentesco, docente e del personale, e di “ridurre il potere” di alcuni studenti, docenti e amministratori presi di mira a causa delle loro opinioni. Abbiamo informato l’amministrazione che non accetteremo la loro proposta di accordo. L’Università non rinuncerà alla propria indipendenza né rinuncerà ai propri diritti costituzionali”.