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Imam a scuola, Sasso (Lega) annuncia interrogazione parlamentare: “Non vale la scusa dell’autonomia, c’è un limite a tutto”

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Una classe quinta di una scuola primaria di Crema è stata protagonista, qualche giorno fa, di un incontro con un imam, che ha illustrato loro le caratteristiche della religione musulmana e risposto a tutti i loro dubbi. L’obiettivo della lezione speciale era far conoscere la religione islamica ai bambini, che nelle loro classi hanno compagni musulmani dei quali non conoscono la cultura. Lo riporta La Provincia di Cremona.

“Gli scolari – spiega l’Imam – mi hanno posto una lunga serie di domande che avevano precedentemente preparato insieme alle loro insegnanti. Questa è stata la prima tappa di un giro che compirò nelle scuole della città, che mi hanno invitato, per soddisfare la curiosità e la voglia di informazioni dei ragazzi, desiderosi di scoprire cose nuove. Credo che solo attraverso la conoscenza reciproca ci possa essere autentica integrazione”.

L’annuncio di Sasso

Questa iniziativa ha sollevato molte polemiche. Il deputato della Lega e capogruppo in commissione Cultura, Scienza e Istruzione Rossano Sasso ha annunciato, come riporta Askanews: “Nelle prossime ore presenterò una interrogazione urgente al Ministro Valditara per chiedere di far luce sul caso. L’ennesimo episodio, dopo quello della scuola di Pioltello chiusa per Ramadan e dell’istituto di Treviso in cui, durante una gita, alcuni bimbi sono stati fatti inginocchiare in una moschea”.

“La deriva progressista in atto nelle scuole, voluta da sindaci e insegnanti di sinistra, cancella i nostri simboli, le nostre tradizioni, il nostro credo e consente a chi professa una religione carica di odio e di disprezzo verso gli ‘infedeli’ di iniziare ad attuare la ‘sottomissione’, partendo proprio dalla scuola. Nel nome di una finta inclusione, stanno consentendo ai musulmani di entrare nelle nostre scuole per indottrinare i nostri bimbi con i principi di una religione che è in contrasto con le nostre leggi e non riconosciuta dallo Stato italiano, in quanto non è mai stata firmata l’intesa con lo Stato come previsto dall’articolo 8 della nostra Costituzione. Nè valga la scusa dell’autonomia scolastica: c’è un limite a tutto e non è possibile consentire tutto questo nelle classi dei nostri bambini. Sono i musulmani che devono conoscere, imparare e vivere integrandosi con le nostre leggi e i nostri valori, non viceversa. Altrimenti potrebbero tranquillamente tornarsene in uno dei tanti Paesi al mondo in cui vigono i principi coranici. E l’Italia, almeno per ora, non lo è. A meno che qualcuno non voglia nazionalizzare la Sharia. Fuori gli Imam dalle nostre scuole”, ha concluso.

L’immagine dei bambini inginocchiati in moschea

L’immagine, scattata il 30 aprile, che ritrae un gruppo di bambini inginocchiati sui tappeti di una moschea nel Trevigiano, mentre pregano con l’Imam, rivolti verso la Mecca ha fatto indignare molte persone.

Quel gesto dei bambini chinati in preghiera doveva rappresentare, almeno nelle intenzioni degli organizzatori della visita formativa al centro islamico, l’apice di un’iniziativa di dialogo interreligioso a favore “della pace”, in un periodo storico contrassegnato da guerre che non sembrano volere terminare.

La scuola si è detta infatti entusiasta della visita alla moschea: sempre su Facebook, gli educatori hanno tenuto a fare sapere che la visita alla moschea “è stata un’esperienza davvero emozionante. Ci siamo tolti le scarpe, le maestre hanno indossato un velo e siamo entrati in una grande stanza dove per terra c’era un enorme tappeto rosso con alcune strisce bianche dove ci si mette per pregare. L’imam ci ha spiegato che la religione musulmana si fonda su 5 pilastri e ci ha detto che loro pregano 5 volte al giorno (ci abbiamo anche provato)“.

Non si sarebbe trattato della prima visita alla moschea: “Già in occasione della festa per la fine del Ramadan – ha scritto ancora la scuola – , Shevala, mamma di Bilal, ha letto un libro che spiega ai bambini cos’è e cosa si fa durante il Ramadan. Grazie di cuore all’Imam che ci ha aperto le porte della moschea e ci ha accolto con rispetto, amicizia ed entusiasmo”.

Domenica 4 maggio, le polemiche hanno toccato anche la politica. Alberto Villanova, capogruppo della lista Zaia e della Lega in Regione Veneto, ha parlato di “immagini agghiaccianti” e “che fanno gelare il sangue nelle vene”.

L’europarlamentare leghista Anna Maria Cisint ha fatto notate che “qui non si parla di educazione, ma di fondamentalismo bello e buono, con un Imam che non ha perso l’occasione di ‘catechizzare’ i giovani alunni”.

Secondo l’assessore alla Cultura del Comune di Ponte della Priula, Francesca Caruso, di Fratelli d’Italia, è bene che si faccia “piena luce sull’accaduto: affrontare il tema religioso e il dialogo tra le religioni è cosa ben diversa dal partecipare al rito della preghiera“.

Anche il Pd trevigiano ha speso parole critiche: pur apprezzando “il dialogo interreligioso”, il segretario dem Giovanni Zorzi ha detto che avrebbe “scelto forme più laiche per rivolgere alla fine il doveroso messaggio di pace, proprio nel rispetto delle sensibilità di tutti i bambini e le persone presenti”.