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Immissioni in ruolo, sbagliato diminuire le percentuali

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La scelta di diminuire le quote relative alle immissioni in ruolo risulta scorretta verso chi attende pazientemente l’immissione in ruolo tramite lo scorrimento delle Graduatorie ad Esaurimento, ma anche verso chi risulta Vincitore del Concorso 2016, in quanto l’impegno preso dal precedente Governo era quello di stabilizzare i docenti precari entro un triennio, su numeri calcolati dallo stesso Ministero dell’Istruzione.

Diminuire tali quote darà maggiori opportunità alla mobilità, ma lascerà scoperte molte cattedre nelle sedi in cui gli stessi dirigenti hanno già difficoltà nel reperire docenti (persino con le MAD).

Già nel 2016, la mobilità al 100% provocò la mancata stabilizzazione di molti docenti e ridusse notevolmente la possibilità di ottenere supplenze annuali (in particolar modo laddove risultavano molti docenti iscritti in GaE). Nelle regioni settentrionali molte cattedre rimasero prive di docenti sino a Gennaio 2017!

Lo scorso anno il Governo Gentiloni/Renzi tentò una soluzione prolungando la validità delle Graduatorie di Merito di un altro anno, in quanto i danni causati dalla mobilità non avevano garantito l’assunzione di molti docenti iscritti nelle Graduatorie di Merito (il contingente era stato calcolato dallo stesso Ministero e vi erano state precise rassicurazioni, fatte da noti esponenti del Governo che gravitano nel Ministero dell’Istruzione, in merito all’assunzione entro il triennio).

Occorre vedere, in questa scelta, le promesse sulle assunzioni 2018/19, quantificate su un numero di ben oltre 56.000 docenti.

Tali cifre si sono rivelate inefficaci in quanto più del 50% delle assunzioni non è stato effettuato per mancanza di docenti in quelle aree in cui le GaE risultano esaurite, e perché la mobilità (benché al 30%), ha influito indubbiamente alla mancata assunzione di molti docenti delle aree meridionali e centrali.

Inoltre, non dobbiamo dimenticare gli accantonamenti causati dai vari ricorsi effettuati per il rientro nelle Regioni meridionali a causa dell’algoritmo.

I vari Tribunali non hanno tenuto conto che se era errato il posto assegnato al docente A, il posto a lui ‘dovuto’ era occupato da un altro docente B che avrebbe dovuto prendere, per correttezza, il posto che veniva lasciato dal ricorrente A e non essere assegnato sulle nuove disponibilità.

Appare chiaro (viste le dichiarazioni, ad esempio, della Serafini, Segretario Generale SNALS-Confsal, che trionfalmente, pochi giorni fa, ha esultato sull’aumento dal 40% al 50% della quota sulla mobilità) che questa sia una scelta voluta dai Sindacati che hanno appoggiato la Legge 107/15 (quando, nel lontano 2015, invogliarono i docenti precari a presentare domanda instaurando un clima alquanto terroristico sugli effetti della mancata presentazione della stessa. La FLC CGIL risultava la capofila insieme agli altri sindacati confederali).

Coloro che hanno creduto nel cambiamento auspicato dal nuovo Governo non possono che risultare profondamente delusi, in quanto considerati, ancora una volta, secondari e non primari nel rispetto dei diritti che hanno consolidato, per Legge, sulla propria assunzione.

Ciò riguarda sia i docenti che risultano ancora in GaE da lungo tempo, che coloro che hanno avuto la promessa di assunzione nel triennio dopo il superamento di un Concorso molto selettivo.

 

Rudy Guzman